Editoriali
22 Gennaio 2014
Può un politico mentire pubblicamente? Certamente sì

Sindaco bugie e videotape

di Marco Zavagli | 4 min

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Oggi sappiamo

Sarebbe troppo facile dire oggi che avevo ragione. L’ho sempre saputo. Altrimenti non avrei scritto quell’ormai famoso editoriale incriminato. Ma se c’è chi non sa perdere, non vuole dire che non sia nobile saper vincere

pinocchioPuò un politico mentire pubblicamente? Certamente sì. Anzi, in Italia siamo ricchi di esempi fin dai tempi della fondazione di questa zoppicante Repubblica. Già Rodari, in epoche meno sospette di questa, ne faceva allegramente una questione patologica: “nel paese della bugia, la verità è una malattia”.

Anche all’estero fioccano esempi illustri di capi di governo poco illustri. Sull’inciampo crisostomico di Clinton si sono costruiti sceneggiature e libri. E non è nemmeno un merito dei nostri tempi. Swift arrivò a scrivere un trattato su “L’arte della menzogna politica” (“Una dea che vola con un enorme specchio in mano per accecare le folle e far loro vedere, a seconda di come lo orienta, la loro rovina nel loro interesse e il loro interesse nella loro rovina”).

Il popolo è così assuefatto alla sindrome di Pinocchio che ormai l’eccezione conferma la regola. Se oggi a qualche politico maldestro scappa di dire la verità, la conseguenza è il rischio di essere lapidato. Dai suoi.

Ma un politico, se vuole mentire, deve avere una particolare caratteristica. “Deve avere buona memoria”. Si premuniva di dirlo duemila anni fa Quintiliano. E duemila anni dopo, con le registrazioni che immortalano tutto, più che mai.

Non so se il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani abbia buona memoria. Sarebbe un credito di buona fede che oggi non mi sento di concedergli. La pubblicazione dei risultati del sondaggio sul progetto di centrale geotermica di Hera a Malborghetto porta con sé un corollario grave. Quello delle dichiarazioni del primo cittadino, che annuncia che non ci sarà una consultazione popolare. Bastano le 1500 telefonate della statistica.

“Con questo sondaggio – dice il sindaco – abbiamo mantenuto gli impegni e dato seguito alle richieste del Comitato a seguito delle assemblee con i cittadini in cui avevamo preso l’impegno di realizzare una consultazione. Fra gli strumenti disponibili nel regolamento comunale ci sono le assemblee, che abbiamo fatto, il sondaggio e il referendum che però il Comitato non voleva”.

Il Comitato infatti non chiedeva un referendum, non valido se non raggiunge il quorum. Voleva una consultazione popolare (prevista dall’art. 35 dello statuto comunale), per consentire una informazione capillare della popolazione. Con la consultazione popolare i cittadini si esprimono per iscritto dopo essersi documentati e dopo una campagna di comunicazione. Non rispondono al telefono su argomenti che devono ancora approfondire.

E Tagliani lo sa bene, visto che lo scorso 5 novembre inviò un messaggio lapalissiano di risposta al Comitato Ferraria Salute, preoccupato per le dichiarazioni dell’assessore Zadro che si lasciò sfuggire la parola referendum: “Il sig. Piva – portavoce del comitato, ndr – può rassicurare i membri del Comitato. L’assessore Zadro non ha mai parlato di referendum ma di consultazione, queste erano le intese e così sarà”.

La promessa della consultazione popolare era stata fatta di persona dal sindaco davanti a quasi 500 persone nell’affollata riunione di Malborghetto del 4 aprile 2013: “prendiamo gli strumenti che preferite; per me i cittadini di Ferrara sono sovrani, decidono loro. I referendum non si possono fare quando siamo a ridosso delle elezioni, partiamo subito. Io farò in modo che siano ridotti i tempi di valutazione della proposta per farlo il prima possibile. Questo è quello che io devo fare, non che posso fare”. Seguirono applausi.

Il concetto venne ribadito nel corso del terzo incontro pubblico sulla geotermia che moderò il sottoscritto: “alla fine sarà una sorta di consultazione popolare o di referendum che deciderà (minuto 51) alla luce delle cose che sono state capite e approfondite se questo è un investimento che serve o non serve […]. Io sono qui e faccio quello che ho promesso di fare”. Ingenuo, ribadii la domanda: “quindi la risposta è sì?”. “Certo – rispose piccato Tagliani -, però non è che me lo chiedete tutte le volte e tutte le volte dico di si. Se avessi detto di no prima una qualche volta capirei la domanda, se ci vediamo anche domani sera, e mi farai la stessa domanda, penso ti dirò di si anche la prossima volta”.

Chissà se facessi oggi la stessa domanda cosa mi risponderebbe. Chissà poi cosa risponderebbe se il signor Zucchelli gli scrivesse oggi. A quel cittadino Tagliani scrisse una lunga lettera, giusto la vigilia del referendum autogestito indetto da Progetto per Ferrara per mantenere in centro città l’ospedale che ottenne oltre 14mila voti a favore. “Le assicuro che la salute dei cittadini sta molto a cuore al Sindaco di Ferrara”. Così scrisse allora, il 14 aprile del 2011, il sindaco ai suoi cittadini, specificando che “le Aziende e le istituzioni sono impegnate a realizzare in Corso Giovecca una struttura sociosanitaria chiamata Casa della Salute che garantisca la continuità assistenziale nelle 24 ore 7 giorni su 7”. Poche settimane dopo Tagliani verrà contraddetto da Saltari, direttore dell’Ausl: La cittadella della salute non sarà un primo o un pronto soccorso, bensì un raggruppamento dei nuclei di cure primarie, aperto 12 ore al giorno”. Non venne mai smentito. Lui.

Alla luce di tutto questo, forse la domanda iniziale di questo scritto è sbagliata. Forse non bisogna chiedersi se un politico può mentire. Ma se gli possono essere perdonate le sue menzogne.

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