Cronaca
10 Agosto 2012
Samuel aveva 32 anni. Gli amici chiedono di ridare il corpo alla famiglia

Storie di profughi, dalla Libia per morire sul letto di ospedale

di Redazione | 3 min

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Samuel insieme ai compagni mentre segue una partita della MobytUn lungo viaggio dal Ghana alla Libia, dalla Libia all’Italia, per morire infine in un letto di ospedale a Ferrara. È la storia di Samuel Billy, profugo di appena trentadue anni sbarcato a Lampedusa poco più di un anno fa, preso in carico dai servizi sociali di Ferrara il 18 maggio 2011. Di mestiere faceva il muratore, e si era imbarcato verso l’Europa per trovare per sé e la sua famiglia un futuro migliore e diverso.

Stroncato da una grave malattia, ora i suoi amici – i compagni che hanno affrontato assieme a lui la traversata del Mediterraneo, imbarcati su una nave di cui ignoravano la destinazione – vorrebbero che la vedova e il figlio di otto anni potessero perlomeno seppellire la sua salma in patria, e piangere così il defunto capofamiglia.

“Quando siamo corsi sulla nave è stata una fuga per la vita – racconta uno dei  57 profughi ghanesi, arrivati a Ferrara assieme a Billy -. Cercavamo un futuro diverso, perché il mondo migliore a cui pensavamo mentre lavoravamo come immigrati in Libia non poteva più esistere”. Samule Billy avrebbe voluto portare i propri cari in Italia con sé, anche se questa sarebbe stata l’ultima conquista di un percorso difficile e lento.

La prima fondamentale tappa, per uscire dal limbo in cui condanna la condizione del profugo, sarebbe stata quella di ottenere il permesso di soggiorno, necessario per cercare e trovare da lavorare, inserirsi così nella società italiana. La trafila per arrivare a questa certificazione però è molto lunga: Billy aveva già provato a sottoporre la sua domanda all’attenzione della commissione nazionale per il diritto di asilo, ma non aveva trovato accoglimento. Si preparava dunque a ricorrere in appello, ma la malattia l’ha colto prima di poter conoscere la sua sorte civile.

A Ferrara aveva trovato accoglimento all’interno del progetto della cooperativa Camelot per i richiedenti asilo: alloggiava inizialmente presso la residenza Mamu di Pontelagoscuro, nell’ultimo periodo in un appartamento in centro, in via XX Settembre. Come tanti altri dei suoi connazionali, arrivati qui assieme a lui, passava il tempo in attesa di essere regolarizzato, cercava di darsi da fare e partecipare alla vita sociale della città: durante l’emergenza neve aveva aiutato a spalare le strade, faceva il tifo per la Mobyt durante le partite di basket organizzate in casa dalla formazione estense, si impegnava in un corso di lingua italiana e aveva intrapreso un percorso di formazione professionale al Cesta, per imparare il mestiere del meccanico.

Per il rimpatrio della sua salma si stanno organizzando in tanti e l’Ascaf – Associazione degli studenti del continente africano a Ferrara – sta cercando di coordinare gli sforzi. È stato già aperto un conto corrente per raccogliere i fondi per il trasporto, dove chiunque potrà effettuare una donazione. “L’operazione dovrebbe costare qualche migliaia di euro e chiediamo, affinché vada a buon fine, il sostegno di tutta la cittadinanza: privati ma anche altre realtà del terzo settore”, spiega il presidente di Ascaf, Domingo Djibril, specificando: “chi vuole contribuire dovrà fare riferimento al conto Emilbanca intestato all’Associazione degli studenti del continente africano a Ferrara, il cui Iban è: IT 68 5070 7213 0000 6000 0156 714. Sulla causale basterà scrivere: rimpatrio della salma del decujus Billy Samuel in Ghana”.

L’appello alle istituzioni è quello di “agevolare la trafila burocratica necessaria al rimpatrio, aiutare a compiere questo atto di rispetto nel modo più semplice e veloce possibile”.

Per la raccolta fondi verrà organizzata, nella giornata di sabato 18 agosto, una partita di calcio di beneficenza, alla quale chiunque potrà partecipare.

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