Cronaca
20 Luglio 2012
Altra condanna per Salvatore Rho, già recluso per omicidio

Dodici anni per l’autobomba davanti al carcere

di Marco Zavagli | 2 min

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Dodici  anni di reclusione per Salvatore Rho. Dodici anni che si aggiungono al residuo di 30 anni di carcere per omicidio a scopo di rapina che deve ancora finire di scontare (nel gennaio del 1991 a Traversatolo, nel parmense, Rho assieme a un complice assaltò una gioielleria, uccidendo a colpi di pistola il 57enne titolare che aveva reagito all’ingresso dei rapinatori nel suo negozio). Si è concluso ieri sera dopo le 21 il processo per detenzione di materiale esplosivo e spaccio di droga partito dall’esplosione davanti al carcere dell’Arginone dell’11 aprile del 2007.

Erano passate da poco le 7.30 quando un’esplosione fece saltare in aria un’auto vicino alla rotonda tra via Arginone e via Trenti, a un centinaio di metri dal carcere. A bordo c’era Salvatore Rho, detenuto in semilibertà che – di rientro da una licenza di cinque giorni trascorsa a Napoli presso i familiari – in quel momento si stava recando presso una ditta dove lavorava in qualità di operaio.

Rho si gettò improvvisamente fuori dall’auto dopo essersi accorto che l’esplosivo si era innescato. La prontezza di riflessi gli salvò la vita perché quasi all’istante la vettura esplose. Della Fiat 600 rimase ben poca cosa e le schegge dello scoppio raggiunsero anche le case vicine mandando in frantumi i vetri delle finestre.

I successivi accertamenti di polizia e carabinieri hanno permesso di accertare che lui stesso aveva collocato sulla propria autovettura le sostanze esplosive, del tipo “dinamite gelatina”, seguendo un proprio disegno criminoso, allora ancora tutto da ricostruire.

A seguito dell’esplosione Rho aveva riportato ferite alle gambe, alla schiena e ai glutei, lesioni per le quali era stato ricoverato in ospedale. Da lì, come si dimostrerà in dibattimento, continuava a ricevere il cognato, Giuseppe De Gaetano, cui aveva affidato gli affari di droga (faceva ogni 15 giorni la spola tra la Campania e Ferrara per portare nel capoluogo emiliano carichi da 50 grammi di cocaina purissima che sarebbe poi stata ceduta a spacciatori locali).

La destinazione di quell’esplosivo è rimasta ancora sconosciuta. Le versioni contrastanti e le contraddizioni di Rho non hanno aiutato la pubblica accusa, sostenuta dal pubblico ministero Barbara Cavallo, a far luce su questo aspetto della vicenda.

Al termine della discussione il giudice ha deciso di condannare l’uomo a sei anni per ognuno dei due capi di imputazioni (esplosivo e droga). Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni, ma la difesa, rappresentata dall’avvocato Carlo Bergamasco, ha già anticipato che farà sicuramente appello.

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