Cronaca
12 Gennaio 2012
Materiale non idoneo e costi gonfiati. “Ma non c’è pericolo di crollo”

Cona: 13 indagati per truffa, falso e abuso di ufficio

di Marco Zavagli | 3 min

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Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

Materiale non idoneo e perizie di varianti che hanno fatto lievitare i costi di realizzazione. Sono questi i principali pilastri su cui poggiano le accuse che, dopo oltre tre ani di inchiesta, la procura di Ferrara rivolge a 13 persone, indagate a vario titolo per truffa aggravata, falso ideologico, omissione, abuso d’ufficio nell’affaire Cona.

Tra questi ci sono nomi conosciutissimi in città, come quelli di Riccardo Baldi, ex direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Marino Pinelli, responsabile amministrativo del Sant’Anna, e Fulvio Rossi, ingegnere capo del Comune di Ferrara. Vengono poi i ferraresi Carlo Melchiorri, direttore dei lavori, Giorgio Beccati, il responsabile unico del procedimento, e Giuliano Mezzadri, progettista di Prog.Este. Con loro ci sono Ruben Saetti, Andrea Benedetti, Antonio Pellegrini, Mario Colombini, Guglielmo Malvezzi, Nicola Fakes, Roberto Trabalzini.

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che reca con sé 17 capi di imputazione, è firmato dai sostituti procuratori Nicola Proto, Patrizia Castaldini e Barbara Cavallo. Non ci sarà alcun provvedimento di sequestro, dal momento che il consulente incaricato dalla procura, l’ingegner Vincenzo Marinelli (vai all’articolo), non ha ravvisato problemi di stabilità.

“Non sussiste pericolo di crollo”, afferma, a scanso di pericolosi equivoci, la procura, per bocca del portavoce Nicola Proto.

Rimane invece il problema della durevolezza del materiale, il calcestruzzo utilizzato in alcuni segmenti dei lavori, quello di tipo RCK25 anziché l’RCK30, previsto invece nel capitolato. Il primo tipo di materiale sarebbe composto da un minor quantitativo di cemento, tanto da non garantire la conformità statica dell’ospedale nel tempo, prevista in almeno 100 anni secondo la legge. Di qui l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna.

A questa contestazione si aggiunge quella relativa alle cinque perizie di variante approvate in corso d’opera, per far fronte a un progetto esecutivo iniziale che – secondo gli inquirenti – sarebbe stato carente. Alla fine la struttura, che doveva costare 137 milioni di euro – di cui 97 a carico dell’azienda ospedaliera e gli altri a carico del concessionario -, è costata 25 milioni di euro in più. E questo, stando alle contestazioni dei pm, nonostante il prezzo stipulato dell’appalto non fosse modificabile.

Rispetto ai primi sviluppi dell’indagine, che vedeva nove persone indagate per associazione a delinquere e turbativa d’asta, sono cadute queste ultime due ipotesi di reato prospettate inizialmente dagli inquirenti alla procura. “Aspetto di poter prima esaminare i venti faldoni di atti raccolti in procura per capire se questo avviso di conclusione indagini assomma tutti i tronconi dell’inchiesta”, commenta prudente l’avvocato Andrea Toschi, difensore di Baldi. “Non voglio commentare prima di aver preso visione delle carte”, gli fa eco il collega Alessandro Falzone, che difende tre degli indagati, Pellegrini, Pinelli e Mezzadri.

Entro i prossimi 20 giorni gli indagati avranno facoltà di presentare memorie o chiedere l’interrogatorio di garanzia, dopodiché i pm decideranno per la richiesta di rinvio a giudizio o l’archiviazione.

Quanto all’inchiesta sul fallito trasloco dell’ospedale (vai all’articolo), il relativo fascicolo non vede al momento indagati e si procede per atti relativi. La procura sta cercando di mettere a fuoco i motivi del mancato via libera da parte della commissione sanitaria dell’Asl.

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