Cronaca
3 Febbraio 2023
Uomo a processo per maltrattamenti in famiglia. La vittima, nel raccontare la relazione, racconta fatti mai denunciati

Violentata ogni due giorni. In aula si scopre la serie di abusi sessuali

di Redazione | 3 min

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Stava parlando davanti ai giudici per spiegare perché quel giorno di luglio ha deciso di andarsene da casa. Lui la picchiava, la minacciava, le urlava contro anche davanti ai figli piccoli. Ma ancora non aveva detto a nessuno che per anni l’avrebbe costretta a rapporti sessuali non consenzienti.

Pareva raccontasse quasi senza dare importanza a quei “dettagli” che forse spingeranno la magistratura a nuove determinazioni. E lo ha raccontato nel corso del processo che vede il suo ex, 36 anni, alla sbarra per maltrattamenti in famiglia.

La loro storia era iniziata nel 2010. Dopo un anno inizia la convivenza. Dopo qualche anno arrivano due figli. Ma lui – racconta la vittima – la picchiava sempre. Una volta le ha messo le mani al collo e in due occasioni l’ha colpita con un pugno in faccia.

Davanti al tribunale collegiale ammetterà di non aveva mai preso la decisione di denunciarlo perché “avevo il terrore per la mia incolumità e per quella dei miei figli. E ne ho ancora”.

Una vita da semi reclusa, secondo la versione della parte offesa. Lui non voleva neanche che andasse a lavorare. Era anche diventato il ‘tutore’ del suo telefono per controllare la sua vita privata: rispondeva lui alle chiamate dei parenti di lei e, a suo gradimento, sceglieva se passare la chiamata o i messaggi oppure no.

Poi l’ennesimo litigio pesante, la notte del 7 luglio del 2021. “Io volevo dormire sul divano. Lui voleva che andassi in camera con lui. Non volevo più avere rapporti ma lui mi costringeva”. Questo – risponderà alle domande del pm – a partire dal 2017. “Per tantissime volte, un giorno sì e uno no”.

Il giorno dopo se ne va da casa. Ma l’incubo non è ancora finito. La donna si ricorderà probabilmente tutta la vita due date. Il 17 settembre e il 1o novembre 2021. Dopo al separazione il giudice dispone il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da lei. Ma quando devono consegnarsi i figli è inevitabile il contatto.

In entrambe le occasioni la situazione degenera in lite. Liti che hanno visto l’uomo passare dalle parole ai fatti, sferrandole un pugno sull’occhio.

La seconda volta però è l’episodio peggiore. Quel giorno – il 1o novembre, come detto – la donna aspettava la sorella. Insieme dovevano andare a pranzo dalla madre. Lui arriva per prendere con sè i figli. Iniziano a litigare per strada. La sorella gli dice di evitare di urlare davanti a tutti. L’imputato evita francesismi nel risponderle e avanza minaccioso verso di lei.

La vittima si frappone tra i due e riceve quel pugno che era destinato alla sorella. Pochi minuti dopo lui apre lo sportello dell’auto e lo vedono estrarre un coltello (tipo serramanico, della lunghezza di 15 cm secondo il verbale di sequestro dei carabinieri). “Diceva che mi ammazzava”. La sorella si chiude in macchina e lui rivolge la sua rabbia verso l’ex e la insegue nel cortile condominiale.

La scena viene vista da un vicino, che esce di casa per cercare di fermarlo. Riesce ad afferrargli la mano con la lama puntata verso la donna. “Era a solo mezzo metro da lei”. I due ruzzolano per terra e viene ingaggiata una lotta per disarmarlo. “Ho cercato di tenerlo fermo e alla fine mia moglie è riuscito a prendergli l’arma. Urlava che voleva ammazzarla. Quindi l’ho lasciato, lui si è alzato e se ne è andato. Credo che solo grazie al mio intervento lei sia ancora viva”.

La sorella accompagnerà la vittima il giorno stesso dai carabinieri per sporgere querela.

Alla prossima udienza verranno sentiti gli altri testimoni e, terminata l’istruttoria, si aprirà la discussione con le richieste delle parti.

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