Cronaca
14 Dicembre 2024
La giudice Maria Rita Baldelli dichiara "il non doversi procedere nei confronti dell'imputato per estinzione del reato in seguito all'intervenuta remissione di querela"

Collaboratore di giustizia ritira la querela contro chi lo avrebbe minacciato

di Pietro Perelli | 2 min

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“Dichiaro il non doversi procedere nei confronti dell’imputato per estinzione del reato in seguito all’intervenuta remissione di querela”. La giudice Maria Rita Baldelli ha emesso questa sentenza nei confronti del 48enne Filadelfio Vasi, ex detenuto e personalità da sempre vicina agli ambienti di estrema destra, che avrebbe minacciato un collaboratore di giustizia e la sua famiglia. La Procura aveva chiesto due mesi di reclusione ma il ritiro della querela da parte della parte offesa ha stoppato la possibilità di procedere.

L’episodio risale a un periodo compreso tra il 2016 e il 2017 quando un uomo di quarant’anni, che ha ritirato la querela, ha notato Vasi leggere delle lettere e avvicinandosi (si conoscevano) notò come queste fossero quelle da lui inviate ai Ros di Udine e alla Direzione distrettuale Antimafia di Trieste. Lettere che agli occhi del 48enne dimostravano come il quarantenne stesse collaborando alle indagini ancora in corso nei loro confronti.

Secondo la Procura Vasi sarebbe venuto in possesso delle lettere mentre lavorava all’Ufficio Spese della casa circondariale e avrebbe minacciato il collaboratore di giustizia che già in passato aveva fatto rivelazioni che avevano portato alla cattura e alla condanna di esponenti di bande criminali attive nel nord Italia e nell’area balcanica dedite al traffico di sostanze stupefacenti e di armi.

Gli disse – secondo l’accusa – che gliela avrebbe fatta pagare sia per la sua collaborazione già effettuata con la giustizia che per eventuali dichiarazioni che avrebbe fatto in futuro. A farne le spese anche la madre dell’uomo, a sua volta intimidita e perseguitata, con avvertimenti che impaurirono chi fu costretto a subirli, soprattutto per il curriculum penale del capo ultrà varesino.

A ripercorre la vicenda è stato il viceprocuratore onorario Alessandro Rossetti dopo che lo scorso 11 ottobre era stato sentito in aula, in videocollegamento, il collaboratore di giustizia preoccupato per lo “spessore criminale” di Vasi. Un uomo che, nel 2013, si ipotizzò si fosse procurato della dinamite per liberare – senza riuscirci – suo figlio e un complice, finiti in carcere dopo un conflitto a fuoco con la polizia slovena, a seguito di una rapina in banca a Capodistria.

Per quelle parole intimidatorie, la vittima – oggi non più a Ferrara – fu trasferita inizialmente ad Ancona e successivamente inserita nel Servizio Centrale di Protezione di Roma, che la spostò nuovamente in un altro carcere, dove tuttora è reclusa, in una località segreta.

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