Cronaca
25 Maggio 2024
Il legale della difesa: “Abbiamo dato un contributo anche emotivo nella spiegazione di quanto successo”

Omicidio Big Town. Interrogatorio in carcere per i Di Gaetano

di Redazione | 2 min

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Mattinata di interrogatori in carcere ieri (venerdì 24 maggio) per Giuseppe e Mauro Di Gaetano. Padre e figlio, 70 e 42 anni, sono accusati di omicidio volontario in concorso aggravato dall’aver agito con crudeltà per la morte di Davide Buzzi, e il tentato omicidio di Piccinini.

Dopo l’avviso di chiusura delle indagini a loro carico i due indagati hanno chiesto di essere sentiti dalla pm Barbara Cavallo, titolare del fascicolo.

Il primo a parlare, in ordine di tempo, è stato il padre, assistito dagli avvocati Stefano Scafidi e Giulia Zerpelloni. Oltre un’ora di interrogatorio, a partire dalle 10,30, in cui è stato dato “ampio spazio – riferisce la difesa – alla sua versione dei fatti e alla ricostruzione di quanto avvenuto” la notte del primo settembre 2023 all’interno del bar Big Town, in via Bologna a Ferrara.

Giuseppe Di Gaetano ha risposto a tutte le domande, riferiscono i suoi avvocati, che gli sono state poste dal sostituto procuratore.

Dopo di lui è toccato al figlio. Mauro Di Gaetano ha parlato per circa un’ora “per chiarire alcune circostanze – spiega il suo avvocato, Michele Ciaccia – che non erano dal nostro punto di vista emerse nella loro completezza negli altri interrogatori”.

Quello di ieri, infatti, è stato il quarto interrogatorio reso dai due indagati. Il primo risale al momento del fermo. Il secondo, quello di garanzia, davanti al gip. Il terzo venne chiesto dalla procura.

Con le immagini del video registrato dalle telecamere interne di sorveglianza del locale “abbiamo ricostruito alcuni momenti di quanto avvenuto quella notte, per quanto possibile considerando alcune zone d’ombra non riprese dall’occhio meccanico”.

L’indagato avrebbe riferito che non immaginava che Buzzi avrebbe mantenuto la promessa e sarebbe tornato nel pub, ancora pieno di gente e che iniziasse a minacciare proprietario e genitore.

“Il nostro – aggiunge Ciaccia  – è stato un tentativo di portare un contributo anche emotivo nella spiegazione di quanto successo”.

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