Spettacoli
4 Maggio 2024
La coppia diretta da Giorgio Gallione porta al Teatro Comunale Claudio Abbado lo spettacolo di Eugéne Ionesco

A Ferrara il Delirio a due di Nuzzo e Di Biase

(Foto di Marina Alessi)
di Redazione | 2 min

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di Federica Pezzoli

Non c’è due senza tre: terzo spettacolo con la regia di Giorgio Gallione al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara. Questa volta con “Delirio a due”, di Eugéne Ionesco, e il più che collaudato sodalizio, sulla scena e nella vita, Corrado Nuzzo-Maria Di Biase: lanciati in tv da “Zelig”, una delle coppie più divertenti e intelligenti del panorama artistico italiano.

La chiocciola e la tartaruga sono o non sono la stessa bestia? Da diciassette anni le vite di Lui e Lei ruotano e si avvitano intorno a questo dilemma, incapaci di uscire da una ragnatela che essi stessi hanno creato per l’incapacità, o forse per la ferma volontà, di non capire cosa accade intorno a loro, mentre all’esterno il mondo brucia. All’interno l’assurdo e il grottesco, all’esterno la tragedia della guerra: su questo contrasto, reso magnificamente dalla claustrofobica e ‘acida’ scenografia di Nicolas Bovey nella quale un buco dopo l’altro irrompe il mondo, gioca questo allestimento di “Delirio a due”: irresistibile scherzo teatrale tipico del miglior Ionesco, dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo che allontana e divide. Lui e Lei, infatti, sono concordi su un’unica cosa: “Non ci capiremo mai!”

Nuzzo e Di Biase, da sempre a loro agio con il surreale, si confrontano stavolta con l’assurdo e, come loro stessi confessano al termine dello spettacolo ringraziando il pubblico: “è un testo che volevamo fare da ventisei anni, da quando ci siamo conosciuti mentre studiavamo a Bologna. Ora – hanno pensato – è il momento giusto”. La coppia pugliese ha dunque applicato il proprio collaudatissimo format di schermaglie e attacchi all’interno di un contesto familiare e domestico al testo di Ionesco, dando vita a un cinico e beffardo gioco al massacro, mentre fuori il massacro è reale e arriva fin sulle scale dall’altra parte della porta. Lo spettacolo è tutto da gustare e vola via tra grandi risate, ma contemporaneamente permangono, come un fastidioso costante ronzio di fondo, un pizzico di amarezza e inquietudine. Il testo originale di Ionesco è del 1962 e l’autore scriveva nel contesto della Guerra Fredda, ma l’analisi e la critica di una società ottusa e urlante, incapace o incurante di comprendere e affrontare le proprie paure e capire ciò che succede, a volte addirittura compiaciuta di questa grettezza e aridità, di questo conformismo, rimane in tutta la sua attualità.

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