Politica
8 Maggio 2024
L'intervento di Campo democratico a sostegno della proposta del segretario provinciale del Pd Nicola Minarelli

Un parco termale con le acque geotermiche

(Foto di Emanuele Crava)
di Redazione | 5 min

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L’idea di lanciare un progetto per realizzare a Ferrara un parco termale che sfrutti le proprietà terapeutiche delle nostre acque geotermiche, avanzata da Nicola Minarelli nel corso della convention PD a sostegno di Fabio Anselmo, è finalmente una proposta concreta del Partito Democratico per una nuova politica industriale capace di riassare il sistema d’offerta del turismo ferrarese.

Ventiquattro anni fa una ricerca affidata dalla ex Agea (ora Hera) a un pool di esperti coordinati da UniFe mise in luce che le acque ipertermali di Casaglia sono compatibili con un impiego terapeutico-termale e che proprio la elevata concentrazione di idrogeno solforato è un indicatore di pregio dei benefici effetti di tali acque. Inoltre la elevata temperatura delle nostre acque geotermiche permetterebbe un cospicuo risparmio energetico e dei costi per il riscaldamento, che costituisce uno dei costi principali di un sistema termale.

Negli anni seguenti, il termalismo ha subito una grave crisi e forti processi di ristrutturazione, in gran parte dovuti ad un impiego quasi esclusivamente terapeutico delle acque termali fortemente sostenuto dal servizio sanitario nazionale; i tagli dei finanziamenti al SSN hanno così determinato anche il collasso del termalismo sanitario.

A Ferrara dunque, l’unico uso che si è fatto della geotermia è stato quello del teleriscaldamento (TLR), rinunciando sia all’impiego termale che ad altri impieghi produttivi (come l’agricoltura idroponica) delle risorse geotermiche.

Negli anni è però venuta sviluppandosi una industria del wellness che oltre ad avere dato vita a un sistema d’offerta fortemente strutturato e articolato, a iniziare dalle SPA (salus per aquam), ha visto crescere decisamente la domanda di servizi salutistici e di wellness, diminuire l’età media dei turisti termali dai 55 ai 40 anni (la fascia di popolazione che dispone della maggiore capacità di spesa) e ha generato un crescente interesse di numerosi imprenditori.

Ad oggi (dati Federterme 2022) l’industria termale in Italia conta 317 centri termali, ancora in gran parte accreditati dal SSN. 

Sempre secondo Federterme, il sistema termale italiano ha accolto e assistito 2 milioni e 790 mila clienti, di cui il 12% composto da stranieri.

Tuttavia i numeri appena citati sono ancora piccoli e dovuti proprio alla ancora prevalente vocazione terapeutica (che non è certamente in discussione e conserva le acclarate valenze scientifiche) del termalismo nazionale.

Il turismo legato al wellness è invece un mercato in costante crescita che produce una maggiore destagionalizzazione dei flussi, un incremento di ricavi per tutti gli attori coinvolti (gestori termali, alberghi, ristorazione in primis). Se, infatti, il valore del mercato del turismo medicale a livello mondiale ammonta a 910 miliardi di euro e in Italia si attesta sui 2,1 miliardi, il giro d’affari mondiale del settore health and wellness è potenzialmente stimato dal Global Wellness Institute in 4.400 miliardi di dollari.

Per tutte queste ragioni pensiamo che sia necessario e urgente dare finalmente seguito alla raccomandazione conclusiva del “vecchio” studio ex AGEA di dare vita a una “progettazione esecutiva dello sfruttamenti a scopo termale” della geotermia ferrarese affidando intanto a UniFe e Sipro il compito di uno studio di fattibilità scientifico, economico-finanziario, commerciale, organizzativo e urbanistico di Ferrara terme e cultura in modo da rendere evidente la sostenibilità complessiva del modello di business di questa nuova industria e i sui impatti sulla occupazione e sul reddito.

Una industria termale a Ferrara potrebbe acquisire una posizione competitiva forte e distintiva: nessuna location italiana potrebbe godere di un binomio quale quello di acque termali provenienti da fonti geotermiche e quello di città di arte e cultura con una storia ducale che per secoli ha fatto dei “bagni” una esclusiva del benessere di corte.

Noi pensiamo a un complesso termale di ampie dimensioni, dotato di stabilimenti terapeutici, SPA, piscine e giochi d’acqua di ogni genere, attività ginnico-sportive, servizi alberghieri e di ristorazione, zone di verde e relax, servizi educativi, scuole e corsi di benessere, connessioni al sistema museale e ai giacimenti culturali della città patrimonio dell’Umanità.

Una industria termale con queste ambizioni offrirebbe anche a UniFe l’occasione per potenziare la propria offerta formativa e per focalizzarsi su un ampio ventaglio di scienze della salute e del benessere, mentre offrirebbe al restante sistema formativo la possibilità di costruire percorsi professionali di elevato livello per un lavoro qualificato e meno precario (se non altro perché assai meno stagionalizzato).

Lo studio di fattibilità dovrebbe poi, oltre a declinare i fabbisogni di investimento necessari (magari in configurazioni graduali e modulari) individuare le diverse filiere di servizio possibili, gli impatti occupazionali e sul reddito. 

Andrebbero individuati, rispetto ad investimenti certamente consistenti, anche i possibili investitori nazionali e internazionali (fondi di investimento specializzati, assicurazioni sanitarie, fondi pensione) e magari anche imprenditori locali in grado di investire in una ottica di lungo periodo e non speculativa. 

Anche il Comune di Ferrara potrebbe essere, direttamente o attraverso le sue partecipate, un partner/promotore di questo nuovo progetto industriale, sia attraverso il conferimento di aree e servizi, che entrando nella compagine sociale e nel capitale della società di sviluppo delle terme.

Un progetto di questa natura e dimensione dovrebbe essere sostenuto con forza anche dalla Regione, che contribuirebbe in tale modo a costruire una innovativa strategia di sviluppo di Ferrara, unica città e provincia della regione senza una chiara identità e strategia di sviluppo economico e sociale.

Infine, e anche questo passaggio chiama direttamente in causa il Comune di Ferrara e la Regione, è necessario che Hera contribuisca con le proprie competenze e con i propri investimenti a creare le condizioni tecnologiche e organizzative che agevolino la nascita di questa nuova industria.

Campo Democratico

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