“Prendiamo con favore atto della richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica, dopo ben tre anni di indagine”. Gli avvocati delle residenze per anziani Caterina e Paradiso, Marco Linguerri ed Eugenio Gallerani, intervengo in merito all’archiviazione, chiesta dalla Procura, per i sei indagati.
“Nella propria richiesta – spiegano – il Pubblico Ministero scandaglia con puntualità e precisione gli aspetti che potevano apparire critici nel corso dell’indagine, escludendoli uno a uno per ogni focolaio, a partire dai casi indice tra ospiti e operatori, fino alle misure tempestivamente adottate dalle strutture all’insorgere del focolaio, immediatamente comunicate all’Autorità sanitaria e con la stessa condivise”. Questo “vale anche per ogni altro aspetto che, documentalmente, è risultato insussistente” e “su tutto questo il Pubblico Ministero compie un’ampia e articolata disamina e valutazione che lo porta ad una convinta richiesta di archiviazione”.
Date le premesse a Linguerri e Gallerani risultano “poco comprensibili le affermazioni dei legali delle persone offese, ad esempio quando si dice che si tratterebbe di provvedimento ‘suicida’ che solo alla fine virerebbe verso l’archiviazione”. “In realtà – spiegano – per ogni focolaio, che il Pubblico Ministero tratta separatamente, vengono evidenziate le ipotizzate criticità e mancanze, per escluderle una per una, tanto che ogni aspetto risulta sondato”.
D’altro canto “il riferimento effettuato nella prima parte della richiesta di archiviazione, cui probabilmente si riferisce il difensore, attiene all’iniziale fase dell’attività di indagine che portò il Pubblico Ministero a formulare richiesta di intercettazioni al Gip, che peraltro la respinse, per ben due volte, ravvisando la carenza di gravità indiziaria”. Per questo, dicono gli avvocati, “correttamente il Pubblico Ministero nella richiesta di archiviazione, quanto al reato di maltrattamenti, si limita a prendere atto di quella valutazione, operata ben tre anni or sono, concludendo che non essendo stata ‘riconosciuta la gravità indiziaria nella fase delle indagini preliminari, si ritiene non sostenibile l’accusa in ordine al delitto di cui all’art. 572 c.p.’”.
“Non è chi non veda – dicono – la correttezza e linearità della valutazione oggi operata dalla Procura. In ordine all’analisi effettuata dalla Procura stessa quanto ai focolai insorti e alle relative ipotesi di reato, non vi è viceversa alcun passaggio in cui venga affermata la non correttezza e non adeguatezza delle misure adottate, tra l’altro, condividendole con l’Autorità sanitaria”.
Non sarebbe quindi comprensibile “l’altra affermazione riportata secondo cui addirittura dovrebbe essere il dibattimento penale ad effettuare il filtro per verificare la sussistenza o meno delle ipotesi formulate. In realtà nel nostro sistema penale (ancor più con la riforma Cartabia, ma sempre, anche in passato) non è certo il processo a dovere costituire il filtro per valutare la fondatezza dell’ipotesi di accusa, ma sono le indagini preliminari. E queste, dopo così lungo tempo, hanno dimostrato l’insussistenza di ognuna delle ipotesi accusatorie inizialmente formulate”.
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