Cronaca
12 Maggio 2022
L'istituto di credito non fece adeguati controlli sull'assegno presentato da un ferrarese per verificare che fosse tutto ok e che invece, solo dopo aver concluso l'affare, scoprì essere falso

Truffa del Rolex, la banca deve risarcire la vittima

di Daniele Oppo | 2 min

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L’avvocato Gianni Ricciuti

Non fece gli opportuni controlli sull’assegno poi risultato falso, e così la banca deve risarcire il danno a un ferrarese di 50 anni, vittima della ‘truffa del Rolex’.

Il tribunale civile di Ferrara ha condannato Intesa San Paolo a pagare alla vittima della truffa 17.200 euro (oltre interessi), ovvero l’importo dell’assegno versato – e poi stornato – che costituiva il pagamento per la vendita di un Rolex. Il venditore, infatti, aveva chiesto all’istituto di credito di verificare la veridicità del titolo e solo dopo che ebbe conferma concluse l’affare, per poi avere l’amarissima sorpresa diversi giorni dopo, quando venne contattato dalla stessa banca per lo storno dell’importo, in quanto l’assegno si era rivelato falso.

Per questo fatto è già stato celebrato un processo penale a carico di Alberto Sperindeo, napoletano di 50 anni già noto (e già condannato) per truffe simili, conclusosi con la condanna a un anno e tre mesi di reclusione per truffa in concorso e al risarcimento di 20mila euro. Lo studio legale di Gianni Ricciuti e Vittorio Zappaterra, che ha assistito il ferrarese come parte civile, ha deciso di rivalersi sull’istituto di credito che non si è accorto subito della falsificazione.

Dopo un tentativo di mediazione andato a male, il processo civile è andato avanti e si è concluso con la sentenza di martedì 10 maggio con la quale la giudice Maria Marta Cristoni ha condannato la banca. Il motivo è che non ha eseguito i controlli con la dovuta diligenza richiesta a un operatore del settore: né un adeguato controllo visivo e tattile, né un adeguato controllo ulteriore, basato invece sulla chiamata a un numero di telefono, peraltro fornito dallo stesso truffatore che, insieme a complici, aveva deviato le chiamate a un operatore compartecipe della truffa.

Il tutto nonostante la banca emittente – la Bcc di Flumeri, che non ha responsabilità – avesse già segnalato al sistema bancario la circolazione di assegni falsi proprio dello stesso modello e con la stessa intestazione di quelli usati per la truffa del Rolex. La stessa Bcc invitava a fare richiesta di controllo esclusivamente via email e non via telefono.

“Avevamo vinto il processo penale nel 2019, ma non avevamo recuperato nulla – spiega l’avvocato Ricciuti -. Siamo soddisfatti perché non era per niente facile per noi arrivare a questo risultato”.

 

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