Politica
6 Aprile 2020
Azione Civica fa notare che per errore non è stata inserita la disponibilità finanziaria del nucleo familiare

Buoni spesa. Le opposizioni chiedono di rimediare allo “sconcerto e imbarazzo”

Alan Fabbri
di Redazione | 4 min

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"In questi cinque anni il Comune ha destinato pochissime risorse per l’inclusione degli stranieri nel nostro tessuto sociale, ma questo non deve stupire nessuno, visto che nell’agenda di Alan Fabbri e dell’assessorato alle politiche sociali compariva al primo posto la parola Sicurezza. Quello che stupisce invece è che non siano mai comparse le parole Inclusione degli stranieri immigrati, ma di questo i succitati non hanno mai fatto mistero essere un motivo di vanto, piuttosto che segno di una politica miope"

“La poca chiarezza, la smania di voler decidere in totale autonomia, le contraddizioni nelle dichiarazioni e il continuo bisogno di discriminare dei nostri amministratori, ha creato ancora una volta sconcerto e imbarazzo in città e fuori”. La segreteria comunale del Partito democratico interviene sulla decisione operata da Alan Fabbri e dalla sua giunta di anteporre al requisito del bisogno quello della cittadinanza in merito all’assegnazione dei buoni spesa che il governo ha finanziato trasferendo al Comune circa 700mila euro.

“Non si tratta di fare polemica in un momento così difficile, ma piuttosto di far valere i bisogni di chi è davvero più in difficoltà economica a causa della epidemia – spiegano i dem -. Rispetto ai criteri di distribuzione di questi aiuti economici, come abbiamo dichiarato nei giorni scorsi, non possono esserci priorità diverse da quella del grado di indigenza e del bisogno primario per approvvigionarsi del cibo per una famiglia”.

Per questo “riteniamo molto grave che arbitrariamente l’amministrazione introduca dei criteri di priorità rispetto alle nazionalità di provenienza delle persone che si trovano nella difficoltà di non riuscire a fare la spesa, tanto più in una situazione come quella attuale che vede costrette tutte le persone a non poterci muovere liberamente”.

Occorre inoltre, secondo i dem, “smetterla anche nel giocare con le parole per favorire alcuni al posto di altri. Come è previsto dal DPCM quando si parla di persone escluse dal bonus spesa, si fa esplicito riferimento a chi già percepisce forme di sostegno “strutturali” come a esempio il Reddito di Cittadinanza, il REI o la cassa integrazione, la pensione, non certo chi è in costante stato di difficoltà e si è già rivolto per un aiuto all’Asp, o altre associazioni come il Mantello o la Caritas; il diffondersi della pandemia infatti, non ha di certo favorito le condizioni di questa persone che già erano in difficoltà, ma anzi le ha certamente aggravate”.

“Riteniamo aberrante – conclude la segreteria comunale – che diritti primari come quello di disporre del cibo, che sino ad ora abbiamo giustamente riconosciuto persino agli animali, si tenti oggi di discriminarli per le persone in base alla cittadinanza, è una vergogna che umilia la città di Ferrara; per questo chiediamo alla giunta di modificare immediatamente la delibera approvata eliminando queste priorità in evidente contrasto con i diritti costituzionali e con l’ordinanza governativa che destina i buoni spesa”.

Sul tema interviene nuovamente anche Azione Civica, per far presente ad Alan Fabbri e alla sua giunta un errore in cui sono incorsi: “c’è un requisito fondamentale che non è stato tenuto in considerazione dalla giunta di Ferrara nello stilare le linee guida per richiedere i buoni spesa: l’assenza di disponibilità finanziaria del nucleo familiare”.

In effetti da un rapido confronto con le scelte fatte dalle altre città capoluogo della regione si scopre che a Forlì “il richiedente deve dichiarare sostanziale assenza di disponibilità finanziarie di tutto il nucleo famigliare con depositi postali o bancari alla data di sottoscrizione della domanda non superiori ad € 5.000,00”; a Modena un requisito è che il “valore del patrimonio mobiliare posseduto dal nucleo famigliare non superiore a € 5.000”; a Parma un requisito di accesso è l’“ammontare del conto corrente non superiore a euro 3.000”; a Bologna “non si può chiedere il buono spesa se alla data del 31 marzo 2020 si disponeva di depositi bancari o postali di importo complessivo superiore a 10.000 euro, a nome proprio o di un altro componente del nucleo familiare”.

E a Ferrara? “La furia discriminatoria che caratterizza questa giunta – conclude Azione Civica – ha inserito requisiti legati al tipo di cittadinanza, e nessuna valutazione sulla situazione finanziaria del nucleo familiare. Bastava seguire le linee guida elaborate da Anci (di cui il nostro sindaco è vicepresidente regionale)”.

Azione Civica chiede quindi che venga introdotto il requisito essenziale dell’indisponibilità finanziaria “affinché i buoni spesa siano destinati a chi ne ha veramente bisogno non avendo altra risorsa a cui attingere, e che venga eliminata la discriminazione contenuta nei requisiti attuali”.

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