Alan Fabbri come Matteo Salvini. E i crocefissi acquistati con soldi pubblici come il rosario o la statuetta della Madonna. È il raffronto che compie Paolo Niccolò Giubelli, segretario di Radicali Ferrara, analizzando la notizia che sta facendo il giro d’Italia.
“A Ferrara la nuova giunta a trazione leghista si è data da fare per acquistare crocifissi da mettere nelle aule scolastiche che ne sono rimaste sprovviste – commenta Giubelli -. Si sta consumando quindi l’ennesimo scempio dei simboli religiosi, a ulteriore dimostrazione del fatto che Fabbri non è così lontano da quel Salvini che ostentando i rosari (mentre blocca le navi) vuole far presa sulle persone con evidente poca fede nel Vangelo, il cui messaggio è in netta antitesi con le politiche leghiste, e molta fede nei simulacri. Anche l’imitazione però è segno di identità debole”.
Secondo il segretario quello che Fabbri sta facendo coi crocifissi “è due volte offensivo: si fa un uso politico di un simbolo religioso e si calpesta barbaramente il principio di laicità dello Stato. Fabbri, consapevole dell’ipocrisia del gesto, afferma che il crocifisso è un “simbolo culturale”. Per i cristiani però questo è un declassamento: Gesù che si sacrifica per l’umanità sulla croce non è affatto un simbolo culturale; per chi crede è qualcosa di ben più grande”.
Il radicale fa presente che “per tutti, credenti e non, c’è soprattutto l’attacco al principio di laicità che dovrebbe tutelare tutti: lo Stato è governato dalle istituzioni che sono legittimate dalle forze politiche detentrici del consenso. Se la politica fa propaganda con la religione, lo Stato finisce prima o poi col vestire i panni di detentore della Verità assoluta e indiscutibile”.
“Non c’è solo da prendere atto che la nostra società non è più esclusivamente cristiana – conclude Giubelli – e che le istituzioni non devono e non possono schierarsi, anche solo coi simboli, a favore di una fede o dell’altra; si tratta anche di rendersi conto che ora più che mai è importante difendere la separazione tra istituzioni e propaganda, tra la bandiera del Comune e quella della Lega, tra quello che è di Dio e quello che è di Cesare”.
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