Lagosanto. È “consapevole del rischio di diventare stucchevole” il sindaco uscente e candidato alle imminenti amministrative Maria Teresa Romanini, ma non può fare a meno di rispondere – “assicuro in via definitiva” – alle recenti dichiarazioni dei sindacati, che la “accusano di usare la sanità per fini elettorali”.

“Risulta evidente – scrive Romanini – che i sindacati hanno scelto di parlare con i sindaci (o almeno con me), solo attraverso note rilasciate agli atti della Conferenza Socio-Sanitaria Territoriale o, in alternativa, sulla stampa. Rivolgo ancora loro una domanda che ad oggi non ha trovato risposta: dove sono stati fino a due mesi dalle elezioni?”

“Dall’inizio del mio mandato cerco di tenere alta l’attenzione sulla rete sanitaria territoriale, al costo anche di pesanti scontri con la direzione dell’Ausl, ed oggi vengo accusata di usare la sanità per la campagna elettorale? Dov’erano quando le chiusure estive dei posti letto mettevano in difficoltà un ospedale e l’intero territorio dei Lidi comacchiesi? Quando la costituzione delle reti cliniche ha tolto risorse umane ai distretti periferici per accentrarle sull’ospedale di Cona?” chiede Romanini.

“Nel 2017 – ribadisce poi – la riorganizzazione della rete territoriale ospedaliera non è stata approvata da cinque sindaci di questo distretto (non solo da me) e tuttavia non sono mai pervenute richieste di chiarimenti dai sindacati. Si trattava forse di cinque sindaci inadeguati? La sanità non è solamente fatta di ospedali: c’è anche molto altro, basta conoscere gli ultimi piani sanitari regionale triennali per il potenziamento dei servizi territoriali e di prossimità”.

Ed infine “l’intervento delle organizzazioni sindacali sulla inter-aziendalizzazione (votata con l’Accordo Quadro 2016) è quanto meno tardivo, frettoloso e non si comprende quale scopo abbia. A Bologna il progetto di fusione è bloccato e i sindacati non possono non saperlo. Da dove deriva allora tutta questa fretta? A chi vogliono tirare la volata elettorale? Sicuramente non a me”.