Spal
20 Aprile 2019
Il calciatore biancazzurro si racconta ma non si sbottona sul futuro: "Devo decidere se smettere o no. A salvezza acquisita se ne parla anche meglio"

Floccari l’anti-divo: “La normalità è altra cosa rispetto alla tecnologia”

di Redazione | 2 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

Se c’è un modello di calciatore anti-divo beh, questo è certamente Sergio Floccari. Un giocatore che si è fatto da solo, conquistandosi tutto con il lavoro e scalando tutte le categorie. Un po’ lo spirito che ha contraddistinto la Spal degli ultimi sei anni, club nel quale da due anni e mezzo milita Floccari, diventato sin dall’esordio idolo della tifoseria estense. E pupillo dei dirigenti, che più volte hanno sottolineato la sua caratura di uomo, prima che ancora giocatore.

L’anti-divo si diceva, etichetta che si è un po’ appiccicato addosso lo stesso Floccari con un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, che il ‘Boia’ ha iniziato chiedendosi come mai “al giorno d’oggi la normalità, la semplicità, non fa audience?”.

Questo, infatti, è il pensiero del numero 10 a proposito dei tempi che corrono: “Non c’è argomentazione, dialogo, la cosiddetta piazza: spingi un tasto, aggiungi un “Mi piace” e magari lo fai perché ne vedi trecento e segui la massa: l’andazzo è così. L’altro giorno Petagna, Schiattarella e Paloschi mi hanno fatto iscrivere a Instagram, perché poi se fra qualche anno i miei figli mi chiedono qualcosa non voglio far la figura del vecchio suonato. Ecco: a un certo punto un amico mi ha detto ‘Ti taggo’. Eh? Cosa? Mi… che? Non voglio fare lo zio, ma una volta nei ritiri giocavi a carte, parlavi. La tecnologia è il tempo che va, mi piace, ed è giusto che scorra e si evolva. Ma la normalità di cui parlavo è una storia da scoprire”.

Incalzato, Floccari ha ammesso che il bello di vestire biancazzurro è “la passione, la semplicità, il vedere il bicchiere mezzo pieno e l’abbraccio che la città ha verso la squadra”. Il tempo corre, fra 40 giorni il campionato finirà e per l’attaccante calabrese arriverà l’ora di discutere del futuro, con la possibilità di entrare nello staff dirigenziale biancazzurro: “Fino a dicembre due microfratture al piede mi facevano pensare di mollare a fine anno. Basta, dicevo, evidentemente è ora. Poi da gennaio mi sono ripreso. E quindi ci devo pensare: se smettere oppure no. Se diventare allenatore oppure no. E a salvezza acquisita, spero, se ne parla anche meglio”.

Curiosa anche la piega che avrebbe potuto assumere la vita del numero ’10’: “A Padova mi iscrissi all’Università, Storia e Filosofia, materie che mi piacevano. Poi, cambiando spesso squadra, ho continuato a pensare solo al calcio. Oggi posso dire di aver giocato fino a 37 anni da competitivo, di aver vinto la gara con me stesso. Domani vedremo. Ah: quanti esami diedi? Zero”. 

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