È necessaria una perizia psichiatrica per capire se un’avvocatessa del foro di Ferrara, accusata di truffa e infedele patrocinio, abbia agito in maniera davvero consapevole ai danni di un cliente.
Martedì mattina, davanti al gup Carlo Negri, si è tenuta l’udienza preliminare in cui il difensore dell’avvocatessa – l’avvocato Daniele Borgia – ha posto la questione preliminare dell’effettuazione della perizia prima di andare avanti. Richiesta che il giudice ha accolto, aggiornando l’udienza al 12 febbraio per il conferimento dell’incarico.
Il procedimento nasce dalla denuncia presentata da un uomo proveniente dall’Ucraina che si era rivolto alla legale per sbrigare le pratiche volte all’ottenimento dello status di rifugiato politico. L’uomo ha pagato circa 3.500 euro, ma poi non è stato più combinato alcun incontro, né la pratica è stata portata avanti, fino a che l’istanza, ahilui, non è stata bocciata. Da qui l’accusa di patrocinio infedele e anche quella di truffa.
La perizia servirà per chiarire se e in quale modo i problemi di salute dell’avvocatessa abbiano potuto incidere sulla sua capacità di intendere e di volere, prospettando davvero di nuocere ai propri clienti.
Ci sono altri casi in ballo, in cui viene chiamata in causa anche la responsabilità penale del marito dell’avvocatessa, accusato per aver compilato una dichiarazione di ospitalità ritenuta dalla Procura (in aula il pm Andrea Maggioni) non veritiera, in modo che sei migranti che si erano rivolti alla moglie per le pratiche – e anche queste non sarebbero state seguite -, potessero vantare di avere un domicilio in Italia.
La donna ha già avuto in passato altri guai con la giustizia per via sempre della gestione dei clienti, venendo assolta due volte e condannata in un’occasione.
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