Politica
4 Dicembre 2018
Levata di scudi dopo la radiazione per la delibera sugli infermieri nelle ambulanze: “Solidarietà all'assessore è esigenza di libera vita civile”. Presa di posizione anche della Fp-Cgil

I direttori della sanità al fianco di Venturi: “Punito perché pensa in modo difforme dall’Ordine di Bologna”

di Redazione | 4 min

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L’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi

È una levata di scudi compatta quella delle direzioni sanitarie regionali in difesa dell’assessore Sergio Venturi, radiato dall’Ordine dei medici di Bologna per aver firmato la delibera che consente agli infermieri soli di salire sulle ambulanze.

Tra le firme quelle di Tiziano Carradori, Savino Iacoviello, Eugenio Di Ruscio del Sant’Anna di Ferrara e Claudio Vagnini, Stefano Carlini e Nicoletta Natalini dell’Ausl estense. Ma cono loro ci sono tutti i massimi dirigenti sanitari da Bologna a Reggio Emilia, passando per Piacenza, Parma, Forlì-Cesena, Imola e Ausl Romagna.

Per tutti il provvedimento di radiazione dall’Ordine dei medici “evidentemente non colpisce l’atto amministrativo incriminato, ma le intenzioni di Sergio Venturi nel proporlo, poiché egli è medico, e un medico non può pensare in modo difforme dall’Ordine di Bologna. In quanto tale un atto che avverte gli iscritti: in qualsiasi posizione voi siate dovete affermare ciò che ritengono i dirigenti dell’ordine. Sennò non si può essere medici. Per questo la solidarietà a Sergio Venturi non può riguardare solo il personale sanitario. È anche una più generale esigenza di libera vita civile”.

Ma i dirigenti parlano anche di quelli che chiamano “fatti” che si possono riassumere così: non c’è nessuna evidenza, né nelle esperienze di altri Paesi, né nella letteratura scientifica, che la posizione di Venturi sia a tal punto grave da meritare la radiazione dall’Ordine professionale. “In tutto il mondo civile il soccorso sanitario d’emergenza è largamente svolto da personale non sanitario con addestramento sanitario d’emergenza. Non occorrono titoli accademici per saperlo. Basta andare nei civili paesi d’Europa per rendersene conto – scrivono i dirigenti sanitari -. In letteratura scientifica non risultano evidenze di vantaggi sanitari derivanti dall’impiego di personale medico nelle emergenze territoriali. Anche in Italia i diffusi defibrillatori automatici sono adoperati da personale laico che svolge mansioni del tutto diverse da quelle sanitaria in prossimità del defibrillatore. Questa pratica ha salvato molte vite nonostante dobbiamo forse solo alla disattenzione dell’ordine di Bologna la mancata richiesta di abolizione per violazione della sacralità dell’atto medico”.

“Un assessore (in quanto assessore, non in quanto medico) firma e propone alla giunta una regolamentazione del servizio di emergenza che applica alcune delle evidenze di letteratura – continuano i direttori della sanità regionale -. Alcune, perché il servizio sanitario regionale, e anche quello italiano, è basato solo su personale sanitario, e in Emilia-Romagna la disponibilità di medici nel soccorso territoriale è maggiore che in Veneto e in Lombardia, dove evidentemente è possibile far funzionare un efficiente sistema di soccorso territoriale, con il contributo differenziato e complementare di medici e infermieri, senza incorrere in violazioni della deontologia medica”.

Ai massimi dirigenti sanitari regionali si aggiunge anche la Fp-Cgil Medici e Dirigenti: “Disapproviamo la scelta dell’ordine dei medici di Bologna di radiare l’assessore alle politiche sanitarie dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi”, affermano Andrea Filippi, segretario nazionale  e Vittorio Dalmastri della segreteria regionale. Per il sindacato si tratta di decisioni “che nulla hanno a che vedere con l’esercizio della professione. È inaccettabile che un medico venga giudicato per questo. Se la facoltà di giudizio supera i confini professionali, entriamo in ambiti discrezionali che non sono più governabili. Gli ordini in questo modo rischiano di diventare dei tribunali dell’inquisizione in cui questioni ideologiche condizionano quelle deontologiche” sottolineano Filippi e Dalmastri. Inoltre, la Fp Cgil medici non condivide la posizione dell’ordine dei medici di Bologna di criticare le scelte della Regione, al contrario “abbiamo apprezzato lo sforzo di valorizzare tutte le professionalità per migliorare l’efficienza dei servizi. Il dibattito sull’integrazione delle professionalità in una visione multidisciplinare è molto complesso e non può e non deve essere condizionato da una logica corporativa che alza barricate che dividono gli operatori sanitari e allontanano la cittadinanza”.

Concludono Filippi e Dalmastri: “Ci sentiamo offesi dall’iniziativa intrapresa dall’ordine di Bologna perché crediamo che una posizione così corporativa sia lesiva dell’immagine del medico impegnato quotidianamente a tutelare la salute dei cittadini e non a difendere la propria posizione sociale. Il problema delle competenze e delle responsabilità dei professionisti della salute non può essere liquidato con un atto miope e parziale che divide invece di unire”.

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