Eventi e cultura
29 Ottobre 2018
Il giurista ospite di Ad alta voce: " Bisognerebbe trasformare il risentimento in azione politica come fanno, male, i movimenti populisti"

Viaggio nella democrazia “che nasceva già corrotta” con Gustavo Zagrebelsky

di Redazione | 3 min

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Da Pericle ai giorni nostri. Èstato un vero e proprio excursus in tutta la storia della democrazia, quello che Gustavo Zagrebelsky  ha fatto a Ferrara in occasione di “Ad alta voce”, la tre giorni culturale promossa da Coop Alleanza 3.0.

“Difendiamo la democrazia, spieghiamola alle nuove generazioni e ricordiamo come è nata alle vecchie”,  ha affermato il presidente del consiglio comunale di Ferrara Girolamo Calò, che si è fatto carico di aprire il dibattito. Un intervento breve per non togliere spazio a Zagrebelsky, stimolato dalle domande e dalle riflessioni poste dallo scrittore Marco Belpoliti.

E se titolo dell’incontro è “Alle origini della democrazia, quali prospettive in Italia e in Europa”, l’ex presidente della Corte Costituzionale – che parte del presupposto che “ci vorrebbero delle ore per parlare dell’argomento” – non può che riavvolgere il nastro fino a 2.500 anni fa, quando “Atene era capitale culturale della Grecia e quando nacque una prima democrazia di origine oligarchica. Democrazia, infatti, non era per tutti ma era un concetto di natura sociologica, per il demos composto da piccoli commercianti, marinai e gente comune”. Attenendosi ai fatti storici il “voto veniva scambiato con dei favori, e già allora la democrazia nasceva corrotta”.

Le prime tracce di democrazia come la intendiamo ai giorni nostri vanno fatte risalire, annuncia Zagrebelsky, alle “rivoluzioni di fine 1700, quando in Francia hanno tagliato la testa di Luigi XVI. Fino a quel tempo il monarca era invece considerato il vicario di Cristo nella gestione politica”. “Alla fine della Seconda guerra mondiale – prosegue il giurista – ci fu una conferenza mondiale dove furono rappresentati quasi tutti i Paesi. In quel frangente si definirono tutti democratici, ma quando una stessa parola è utilizzata per abbracciare realtà così distanti perde di significato. Il significato minimo di democrazia è che il popolo ha qualche voce nella gestione pubblica, ma si definivano democratiche anche le dittature fra le due guerre mondiali”.

Da questa affermazione Zagrebelsky fa intendere come siano nate tre nozioni di “democrazia come potere del popolo, democrazia come potere per il popolo e democrazia per mezzo del popolo, che può essere quello che oggi definiamo populismo”. Populismo, un termine che proietta il pubblico ai giorni nostri, dove “la democrazia è in crisi nei suoi meccanismi e nella nostra coscienza. Di fronte a uno spettacolo della vita pubblica non particolarmente esaltante c’è un disincanto democratico che si vede in molti aspetti, come l’astensionismo elettorale”.

Da qui nasce un sentimento di indifferenza che secondo Zagrebelsky si può combattere “trasformando il risentimento in azione politica ed è quello che bene o male, anche se mi permetto di dire male, tentano di fare i movimenti populisti”. 

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