Politica
4 Aprile 2018
Dopo i rilievi della Corte dei Conti per il 2015, Rendine ottiene l’elenco degli ultimi otto anni

Incarichi legali, su 170 casi ben 106 affidati alla stessa persona

di Redazione | 5 min

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In otto anni il Comune di Ferrara ha affidato 170 incarichi legali a 23 professionisti esterni. Di quei 170 incarichi 106 sono andati alla medesima persona. Quanto basta al consigliere comunale di Gol Francesco Rendine per chiedere al sindaco in una interpellanza (indirizzata per conoscenza anche alla procura di Ferrara) il motivo per cui “con tanti avvocati che hanno bisogno di lavorare nella nostra città su il 62% degli incarichi sia stato affidato alla stessa professionista”.

Rendine nel maggio 2017 aveva anche depositato un esposto in merito all’affidamento esterno degli incarichi legali da parte del Comune di Ferrara. Un esposto che aveva radici nella deliberazione della Corte dei Conti del’Emilia-Romagna, che enucleava numerose criticità presenti nell’anno 2015 circa le procedure di affidamento di incarichi professionali ad avvocati esterni (in particolare si contestava che su 9 affidamenti 7 erano dati allo stesso legale).

Proprio in seguito a quell’esposto il consigliere è stato sentito di recente dalla Guardia di Finanza di Ferrara. Anche qui il motivo della convocazione va ricondotto ai rilievi della magistratura contabile, che a loro volta scaturivano da un controllo dell’aprile 2016.

La Corte dei Conti faceva notare che nonostante il Comune avesse istituito l’ufficio legale con la presenza in forza di tre unità, “nella pianta organica non sono previsti posti di avvocato, bensì esiste una dotazione organica dell’Ente, approvata con atto della giunta il 21 marzo 2012, via via riconfermata con i piani assunzionali degli anni successivi e dove non vengono precisati i profili professionali”.

Con delibera consiliare, nel 2014 l’amministrazione Tagliani aveva previsto una spesa di 5mila euro all’anno nel “programma incarichi esterni, per collaborazione, studio, ricerca e consulenza per il triennio 2015-2017″. Nessun documento programmatico invece per l’affidamento degli incarichi di rappresentanza in giudizio e di patrocinio, così come nessun disciplinare per l’affidamento di tali incarichi.

Nel 2015 però nove incarichi su quarantuno (il 22%) sono stati affidati a un legale esterno, di questi ben sette allo stesso avvocato, in via fiduciaria. La spesa alla fine risulta essere più del doppio di quella preventivata: 10.919 euro.

Il Comune inoltre aveva dichiarato alla magistratura contabile che gli incarichi di rappresentanza in giudizio e di patrocinio non sono stati subordinati a un documento programmatico. E non ha nemmeno adottato un disciplinare finalizzato a regolare l’affidamento degli incarichi di patrocinio legale; i criteri seguiti – scriveva la Corte – si fondano su “precedenti incarichi per le stesse controversie o stessa materia, indagine su professionalità ed esperienza maturata, su intuitu personae”.

Altri due incarichi, questa volta per consulenze, erano stati poi affidati esternamente, senza richiedere un preventivo: la prima “sulla base di precedenti incarichi”, la seconda “fondata sulla conoscenza del professionista e sulla richiesta del curriculum”. Questo senza stipulare appalti di servizi legali.

Sul punto la Corte dei Conti richiamava la delibera dell’Anticorruzione (1158/2016), che sollecita ad applicare “una procedura trasparente ed aperta”, come un elenco di operatori qualificati, “oggetto di adeguata pubblicità, dal quale selezionare su un base non discriminatoria gli operatori che saranno invitati a presentare offerte”. Elenco previsto tra l’altro dal nuovo codice dei contratti pubblici

Questo, riprende la Corte, deve avvenire sulla base di un principio di rotazione, applicato tenendo conto, nella individuazione della rosa dei soggetti selezionati, “dell’importanza della causa e del compenso prevedibile”.

Alla luce di ciò, la Corte dei Conti segnalava diversi profili di criticità. Il primo riguardava il “mancato inserimento degli incarichi di patrocinio che prevedibilmente sarebbero stati conferiti nell’anno di riferimento nel documento unico di programmazione o in altro atto, specificandone tipologie e costi”.

Viene poi “la mancata adozione di norme regolamentari finalizzate a disciplinare l’affidamento dei patrocini legali”. Una normativa che disciplini la materia sarebbe invece “opportuna e dovrebbe prevedere tra l’altro che l’affidamento avvenga, in via preferenziale, in favore degli avvocati interni all’ente”.

Altre critiche concernevano la mancata richiesta di preventivo per gli incarichi di domiciliazione legale (cosa avvenuta in due casi), e la mancanza di una previa valutazione di congruità del preventivo per nessuno degli incarichi affidati (“necessaria per garantire una attenta e prudente gestione della spesa pubblica”).

Sulla base di tutte queste criticità la Corte invitava l’Ente al “rispetto della normativa e dei principi richiamati nell’affidamento di incarichi legali, con particolare riferimento alla necessità di valutare, caso per caso e con la massima attenzione, l’opportunità e la convenienza economica di ricorrere a domiciliazioni legali”.

Ora Rendine scopre che i numeri relativi a un arco di tempo ben più ampio del solo anno 2015 sono quantomeno singolari: su un elenco di 170 incarichi legali affidati ad esterni negli anni 2010 – 2017, “quanto richiamato dai magistrati contabili, circa il principio di rotazione dei soggetti incaricati non é stato completamente rispettato dall’amministrazione, almeno per quanto attiene gli incarichi affidati a CB” (le iniziali dell’avvocato che ha ricevuto i 106 incarichi, ndr).

Il consigliere di opposizione chiede allora se, “per garantire la massima trasparenza ed economicità”, il sindaco “intenda adottare una procedura in cui si richieda tramite mail a tutti gli avvocati dell’ordine (la legge non prevede un limite massimo) la disponibilità ad accettare un particolare incarico con relativo preventivo e quindi procedere con affidamenti a rotazione senza richiamare, salvo casi eccezionali chi ha già avuto molti incarichi”.

Altra richiesta a Tagliani verte sul fatto se sia “a conoscenza che altre amministrazioni nella città affidino una moltitudine di incarichi a pochi professionisti senza alcuna procedura di gara oppure adottino bandi con vincoli che escludano chi non ha lavorato per una specifica amministrazione gli anni precedenti”.

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