
Corte d’appello di Bologna
Cento. Condannato per le lesioni, assolto dall’accusa di violazione di domicilio commessa da pubblico ufficiale. Finisce così il processo d’appello a carico del brigadiere Daniele Sabino per fatti risalenti al 23 gennaio 2010.
L’allora 23enne Edoardo Tura, oggi parte civile tramite l’avvocato Fabio Anselmo, venne fermato da una pattuglia dell’Arma. Il ragazzo, a quell’ora, si trovava in macchina con alcuni amici e l’auto venne controllata dai carabinieri nei pressi di un forno a Renazzo. Al conducente venne fatto l’alcoltest, negativo. Tura scese e si avviò a prendere la propria auto per andare a casa, poco distante. Arrivato a destinazione, parcheggiata l’auto nel cortile, Sabino gli avrebbe puntato contro una pistola e gridando al suo indirizzo “dov’è la cocaina?”. Secondo la versione del militare invece, Tura non si sarebbe fermato all’alt, compiendo manovre ritenute sospette e per questo sarebbe stato inseguito fino a casa.
A questo punto sarebbero seguiti attimi concitati che sarebbero sfociati con la resistenza e le lesioni a pubblico ufficiale da parte del giovane (accuse da cui è stato assolto in un processo parallelo, ormai in via definitiva). Una volta bloccato, però, il carabiniere l’avrebbe colpito – stando al racconto del 23enne – alla testa con il calcio della pistola. In primo grado il militare venne condannato per l’invasione della proprietà privata, ma non per le lesioni: Sabino, secondo il giudice di primo grado, agì per legittima difesa in un contesto in cui anch’egli venne ferito.
La Corte d’Appello di Bologna ha ribaltato la condanna: assoluzione per la violazione della proprietà privata e condanna per le lesioni.
La difesa del carabiniere – avvocato Alberto Bova – farà con molta probabilità ricorso in Cassazione contro la nuova condanna.
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