Cronaca
11 Agosto 2017
Il duro messaggio alle istituzioni dei figli della guardia volontaria uccisa da Norbert Feher a quattro mesi dall'assassinio con il killer ancora a piede libero

Igor. I figli di Verri scrivono a Orlando e Minniti: «Adesso basta»

di Redazione | 2 min

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I figli di Valerio Verri, Emanuele e Francesca

«Adesso diciamo veramente basta. Questa che sembra essere diventata una commedia manca di rispetto alle vittime. Ci sono stati dei morti ammazzati. Uno di questi è nostro padre. Noi siamo cittadini e non numeri».

È l’inizio del duro messaggio che Francesca e Emanuele Verri mandano ai ministri Andrea Orlando e Marco Minniti in una data che non è casuale: appena pochi giorni dopo l’8 agosto, a quattro mesi dall’omicidio del padre, Valerio Verri – la guardia volontaria uccisa da Norbert Feher, alias Igor Vachlavic – e del ferimento del compagno di pattuglia, Marco Ravaglia della polizia provinciale, avvenuti nel Mezzano. Una triste ricorrenza in cui sono emersi ulteriori dettagli sulle tre volte in cui Feher è riuscito a non farsi catturare, nonostante i carabinieri fossero riusciti ad averlo a distanza ravvicinata e a tiro per bloccarlo: «Dopo gli articoli apparsi sulla nostra stampa locale dove si dava cronaca del fatto che per ben tre volte il famigerato Igor, assassino di nostro padre, per ben tre volte avrebbe incontrato pattuglie dei Carabinieri e per tutte e tre le volte sarebbe stato lasciato andare in attesa di rinforzi, noi adesso diciamo veramente basta. Questa sembra essere diventata una commedia che manca di rispetto alle vittime. Ci sono stati dei morti ammazzati. Uno di questi è nostro padre».

Proprio questo a far scattare la rabbia dei Verri, che ancora aspettano di veder catturato l’assassino del proprio padre e che parlano di «delirio totale, inaccettabile», domandandosi se a ciò «si adegua anche la giustizia?». «Mentre Carabinieri armati ed addestrati non sono stati ritenuti in grado di affrontare insieme quel criminale – affermano i Verri – nostro padre, pensionato e volontario di Legambiente, è stato mandato allo sbaraglio, disarmato, proprio in quei luoghi dove il comando dei Carabinieri ben sapeva si trovasse il latitante e pluriomicida Igor».

«Pretendiamo rispetto e responsabilità. Non vendetta o commiserazione – dicono i figli della guardia volontaria -. E rispetto vuol dire chiamare alle proprie evidenti responsabilità colui che, anche se “importante” ha sbagliato più e più volte in modo intollerabile. Ogni volta che vediamo conferenze stampa dove le forze dell’ordine vengono fotografate per aver arrestato spacciatori od ubriachi – rivelano con amarezza -, noi cambiamo canale. Non è certo colpa loro, ma qualcuno si pone il problema di come ci possiamo sentire noi cittadini del Mezzano? Qualcuno si pone il problema di come ci possiamo sentire noi figli di Valerio Verri?»

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