Politica
23 Luglio 2017
Il Comitato Acqua Pubblica di Ferrara vuole un'azienda speciale a gestire il servizio idrico

Conflitto di interessi, “una risposta semplice a Marattin”

di Redazione | 3 min

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di Comitato Acqua Pubblica di Ferrara

Non si può certo dire che Marattin non abbia il pregio della coerenza e della chiarezza. Coerenza, visto che da sempre è un fautore della privatizzazione del servizio idrico e di altri fondamentali servizi pubblici. Chiarezza, perché sostiene senza mezzi termini che l’Amministrazione comunale dovrebbe vendere le quote societarie di Hera che ancora possiede.

Peccato che questa soluzione sia peggiore del male da lui sottolineato e ben individuato dall’importante delibera dell’Autorità nazionale anticorruzione. Infatti, percorrere la strada della vendita delle azioni di Hera caldeggiata da Marattin significa rendere irreversibile la gestione del servizio idrico e dei rifiuti ad opera di soggetti privati, notoriamente guidati dalla massimizzazione dei profitti.

E’ quanto fa Hera che, negli anni che vanno dal 2010 al 2016, ha realizzato profitti per circa 1 miliardo e 150 milioni di euro, e distribuito dividendi ai soci -privati e pubblici- per circa 870 milioni. Lo stesso obiettivo muove qualunque soggetto privato, proprio perché essi non hanno la “vocazione” di produrre servizi pubblici per i cittadini, ma di generare profitti per gli azionisti. Che poi, in particolare nel caso dell’acqua, in spregio al secondo pronunciamento referendario del 2011 che imponeva la cancellazione della remunerazione del capitale (proprio i profitti garantiti), sono realizzati prelevandoli direttamente dai cittadini tramite la tariffa.

Per queste ragioni l’idea di assegnare servizi come quello della gestione dei rifiuti o dell’acqua tramite gara è sbagliata, perché significa dare in mano ai privati (Hera o altri poco importa) questi fondamentali beni comuni.

La strada da intraprendere è invece tutt’altra. E’ quella che ha iniziato a mettere in campo il Comune di Forlì, che giustamente ha deciso di sciogliere il rapporto con Hera e di costruire un’azienda pubblica cui dare l’affidamento diretto per gestire il ciclo dei rifiuti.

Ci interesserebbe sapere se anche il Comune di Ferrara, quando alla fine del 2017 scadrà la concessione ad Hera per la gestione dei rifiuti, intende seguire l’esempio virtuoso del Comune di Forlì o se preferisce sostenere la strada della privatizzazione attraverso l’indizione di una nuova gara.

Ancor più la questione della ripubblicizzazione si pone per il servizio idrico. Sembra un tempo lontano, ma in realtà non è così: nel 2024 scadrà la concessione ad Hera per questo servizio e all’epoca ci saranno, volendo, tutte le condizioni perché sia un’azienda speciale -soggetto di diritto pubblico- a gestire il servizio idrico nell’ambito territoriale di Ferrara (e magari in quello di tutta la provincia, mettendosi insieme a Cadf).

Certo, è una scadenza che va preparata per bene, visto che occorre predisporre un piano industriale e finanziario apposito e soprattutto costruire un percorso per riprogettare una nuova azienda pubblica, dopo che anni dissennati di corse verso le privatizzazioni hanno prodotto anche l’effetto di disperdere competenze e sapere pubblici. Semmai, in quel momento e per quella finalità, si potrebbe utilizzare il “tesoretto” rappresentato dalla vendita delle azioni di Hera.

Al contrario, chi vuole vendere oggi le azioni di Hera ha in mente semplicemente di fare cassa e impedire qualunque ipotesi di ripubblicizzazione del servizio idrico in futuro: un’idea che può piacere a Marattin, far comodo ad Hera e ad altri soggetti privati, risolvere l’agitato “conflitto di interessi”, ma a discapito degli interessi dei cittadini e delle generazioni future.

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