E questa è vista come una componente fondamentale della mancanza di credito e della sproporzione che veniva fatta notare nel differenziale tra prestiti e risparmi. Una difficolta che rende complesso fare impresa e, “la chiusura degli sportelli bancari nei piccoli comuni, non sarà probabilmente la causa principale dello spopolamento, ma è sicuramente un fattore che lo accelera”. “Non è azzardato affermare – aggiunge Paganini – che il subentro dei grandi gruppi nazionali, al posto dalle banche locali che fino a qualche anno fa erano al servizio del territorio, abbia contribuito in modo tangibile alla fuga dalle aree più fragili della provincia”.
Dove vengono chiuse le filiali “cala il credito soprattutto a danno delle piccole e medie imprese”. Paganini ricorda anche “una recente analisi dell‘Ufficio Studi & Ricerche Fisac Cgil che ha evidenziato un netto calo dei prestiti alle imprese ferraresi di oltre il -28% dal 2011, il dato peggiore sia della media regionale, sia di quella nazionale”.
Numeri che ci dicono che “quando non trovano filiali bancarie sul territorio le piccole imprese non riescono più a finanziarsi. Cosa fa una piccola azienda quando non riesce più ad ottenere credito? O chiude, oppure cerca altri canali di finanziamento, finendo in mano agli usurai”. A proposito di questo Paganini fa notare che sebbene per la classifica annuale del Sole 24 Ore sulle province Ferrara “non è messa male come indice di criminalità complessivo (17° su 107 provincie), d’altra parte non è molto virtuosa in termini di estorsioni (89° posto) e in termini di delitti denunciati (91° posto)”.
Il problema evidenziato ha origine, spiega il segretario provinciale della Fisac, in quattro macro fattori. Uno di carattere storico con la perdita delle Casse di Risparmio di Cento e Ferrara, “fortemente radicate”, acquistate da banche di dimensione nazionale con il conseguente spostamento dei centri decisionali.
In tutta la provincia il processo è molto avanti rispetto al resto della regione dove si chiudono prevalentemente piccole filiali mentre qua si è già passati alla chiusura di quelle di medie dimensioni. Il terzo motivo è invece “che nei centri più importanti, dove restano aperte filiali storiche, il loro organico viene ridimensionato” mentre l’ultimo motivo è che “la politica locale si trova spesso disarmata o in certi casi anche disinteressata da queste dinamiche e le subisce passivamente”.
Cosa fare si chiede quindi Paganini. In primo luogo lottare per ottenere lo spostamento delle “lavorazioni centrali anche nella nostra provincia”. “È inoltre urgente – aggiunge – costituire un Osservatorio provinciale sul Credito che possa provare a governare il fenomeno”. Per farlo serve però “una politica attenta e lungimirante su queste non facili tematiche. Ferrara non può più permettersi ulteriori chiusure bancarie e conseguenti riduzioni del credito concesso ad imprese e privati. Altrimenti al temuto deserto demografico ferrarese si affiancherà un’altrettanta disastrosa desertificazione economico finanziaria”.