Economia e Lavoro
8 Maggio 2024
Dopo i dati rilasciati da Bankitalia il grido d'allarme arriva dalla Fisac Cgil. "A Ferrara si raccoglie il denaro che si presta altrove"

Banche. Continuano a calare gli sportelli e il credito

di Pietro Perelli | 4 min

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Tre miliardi e quattrocentomila euro. A tanto ammonta il differenziale tra i risparmi dei ferraresi il i prestiti che chiedono alle banche. “A Ferrara – scrive Samuel Paganini di Fisac Ferrara – si raccoglie denaro che si presta altrove”. Un “paradosso in una provincia economicamente fragile come la nostra” con i risparmi dei cittadini che “spesso finanziano attività non presenti sul nostro territorio”.

Per la Federazione Italiana Sindacato Assicurazioni Credito di Cgil si tratta del sintomo di un problema da ricercare nella sempre minore attenzione delle banche ai territorio. Nei paesi e nelle frazioni della provincia dal 2015 ad oggi hanno chiuso il 40% circa degli sportelli che garantivano una connessione capillare con il territorio. Unico comune non colpito è Jolanda di Savoia che aveva uno sportello e continua ad averne uno mentre Voghiera da ormai due anni ne è sprovvista.

A Ferrara invece si è passati dai 62 del 2015 ai 46 del 2023 (-43,90%). I dati arrivano direttamente d Bankitalia che ogni primavera rilascia il report sulla presenza degli istituti di credito. “A mancare – spiega Paganini in riferimento ai dati nazionali – sono soprattutto gli sportelli nei piccoli comuni. Solo nell’ultimo anno nel nostro paese sono state chiuse 823 filiali bancarie fisiche (più di due ogni giorno), che hanno lasciato senza servizi finanziari 3.300 Comuni per oltre 4,3 milioni di persone in Italia senza uno sportello bancario”.

Un problema che le banche, sempre riprendendo l’analisi di Fisac, non vedono sostenendo che grazie alla digitalizzazione sono possibili molte operazioni senza la necessità di recarsi in una sede. Come però si vede anche nel ferrarese “le banche non solo abbandonano i nostri territori, ma sembrano avere una gran fretta di farlo, con chiusure che procedono ad una velocità maggiore rispetto a quanto avviene in altri territori regionali”. 

E questa è vista come una componente fondamentale della mancanza di credito e della sproporzione che veniva fatta notare nel differenziale tra prestiti e risparmi. Una difficolta che rende complesso fare impresa e, “la chiusura degli sportelli bancari nei piccoli comuni, non sarà probabilmente la causa principale dello spopolamento, ma è sicuramente un fattore che lo accelera”. “Non è azzardato affermare – aggiunge Paganini – che il subentro dei grandi gruppi nazionali, al posto dalle banche locali che fino a qualche anno fa erano al servizio del territorio, abbia contribuito in modo tangibile alla fuga dalle aree più fragili della provincia”.

Dove vengono chiuse le filiali “cala il credito soprattutto a danno delle piccole e medie imprese”. Paganini ricorda anche “una recente analisi dell‘Ufficio Studi & Ricerche Fisac Cgil che ha evidenziato un netto calo dei prestiti alle imprese ferraresi di oltre il -28% dal 2011, il dato peggiore sia della media regionale, sia di quella nazionale”.

Numeri che ci dicono che “quando non trovano filiali bancarie sul territorio le piccole imprese non riescono più a finanziarsi. Cosa fa una piccola azienda quando non riesce più ad ottenere credito? O chiude, oppure cerca altri canali di finanziamento, finendo in mano agli usurai”. A proposito di questo Paganini fa notare che sebbene per la classifica annuale del Sole 24 Ore sulle province Ferrara “non è messa male come indice di criminalità complessivo (17° su 107 provincie), d’altra parte non è molto virtuosa in termini di estorsioni (89° posto) e in termini di delitti denunciati (91° posto)”.

Il problema evidenziato ha origine, spiega il segretario provinciale della Fisac, in quattro macro fattori. Uno di carattere storico con la perdita delle Casse di Risparmio di Cento e Ferrara, “fortemente radicate”, acquistate da banche di dimensione nazionale con il conseguente spostamento dei centri decisionali.

In tutta la provincia il processo è molto avanti rispetto al resto della regione dove si chiudono prevalentemente piccole filiali mentre qua si è già passati alla chiusura di quelle di medie dimensioni. Il terzo motivo è invece “che nei centri più importanti, dove restano aperte filiali storiche, il loro organico viene ridimensionato” mentre l’ultimo motivo è che “la politica locale si trova spesso disarmata o in certi casi anche disinteressata da queste dinamiche e le subisce passivamente”.

Cosa fare si chiede quindi Paganini. In primo luogo lottare per ottenere lo spostamento delle “lavorazioni centrali anche nella nostra provincia”. “È inoltre urgente – aggiunge – costituire un Osservatorio provinciale sul Credito che possa provare a governare il fenomeno”. Per farlo serve però “una politica attenta e lungimirante su queste non facili tematiche. Ferrara non può più permettersi ulteriori chiusure bancarie e conseguenti riduzioni del credito concesso ad imprese e privati. Altrimenti al temuto deserto demografico ferrarese si affiancherà un’altrettanta disastrosa desertificazione economico finanziaria”.

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