Renazzo. È iniziato a Bologna il processo di appello per il carabiniere Daniele Sabino, 47 anni, che nel dicembre del 2011 venne condannato in rito abbreviato per violazione di domicilio e allo stesso tempo assolto dalla seconda accusa, quella di lesioni nei confronti di Edoardo Tura, 29 anni, un giovane fermato per un semplice controllo la notte del 23 gennaio 2010 (i due si trovavano avversari anche in un processo a parti invertite che vedeva il militare parte civile per presunte resistenza e lesioni nei suoi confronti; in quel caso Tura venne assolto).
Il tutto nacque per un diverbio notturno. Erano circa le 4 di mattina quando il giovane viene fermato da una pattuglia dell’Arma. Il ragazzo, a quell’ora, si trovava in macchina con alcuni amici e l’auto viene controllata dai carabinieri nei pressi di un forno a Renazzo. Al conducente viene fatto l’alcoltest, che risulta negativo. Tura scende e si avvia a prendere la propria auto per andare a casa, poco distante. Arrivato a destinazione parcheggia l’auto nel cortile e, mentre sta per rientrare in casa, si vede uno dei due militari che l’avevano fermato prima puntargli contro una pistola e gridare “dov’è la cocaina?”.
A questo punto sarebbero seguiti attimi concitati che sarebbero sfociati con la resistenza e le lesioni a pubblico ufficiale da parte del giovane. Una volta bloccato, però, il carabiniere l’avrebbe colpito – stando al racconto del 23enne – alla testa con il calcio della pistola.
Il ragazzo si farà medicare in seguito al pronto soccorso dell’ospedale SS. Annunziata di Cento. I medici gli prescriveranno una prognosi di 7 giorni per una ferita lacero-contusa al capo. Anche il militare che ha eseguito l’arresto era dovuto ricorrere alle cure sanitarie. Per lui la prognosi fu di 25 giorni.
Tutt’altra invece la versione dell’Arma: il ragazzo non sarebbe stato arrestato a casa davanti ai genitori e i motivi del provvedimento sarebbero dovuti proprio alle sue “escandescenze”.
Il gup decise per l’assoluzione dall’accusa di lesione e per la condanna invece a 5 mesi per violazione di domicilio e ha deciso.
Davanti al giudice di secondo grado il carabiniere, difeso dall’avvocato Alberto Bova, ha scelto di non avvalersi della prescrizione “per avere – spiega il legale – l’assoluzione piena nel merito”.
L’avvocato di parte civile Carlotta Gaiani ha chiesto l’acquisizione della sentenza di assoluzione di Tura, risalente al novembre del 2013. I giudici hanno dato parere affermativo e hanno disposto che vengano sentiti alla prossima udienza parte civile e genitori, una dottoressa del pronto soccorso e il collega del carabiniere che quella notte guidava l’auto.
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