Spettacoli
27 Maggio 2017
In scena a Padova gli allievi del laboratorio teatrale del Centro Teatro Universitario di Ferrara

‘Appunti Antigone’ partecipa al Festival del Teatro Classico Antico

di Redazione | 2 min

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Oggi sabato 27 maggio alle ore 18.30, presso i Musei Eremitani di Padova, nell’ambito della XXXIIa edizione della rassegna internazionale Festival del Teatro Classico Antico “Città di Padova” sarà presentato lo studio teatrale “Appunti Antigone” ispirato all’omonima tragedia di Sofocle e diretto da Michalis Traitsis regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro.

In scena gli allievi del laboratorio teatrale del Centro Teatro Universitario di Ferrara: Chiara Baroni, Michele Bononi, Nawal Boulahnane, Edoardo Buriani, Virginia Cavallaro, Stefano Massarenti, Riccardo Ravani, Flavia Tisato, Giulia Tiozzo, Elisabetta Zecchi. Collaborazione artistica Patrizia Ninu.

Antigone, il dramma di una donna di cui, nei secoli si è detto, scritto, interpretato, riletto, messo in scena, da diversi punti di vista e contesti. Un nome, Antigone –  “nata contro” – che già di per sé sembra introdurre il tema portante della tragedia: l’opposizione e lo scontro tra le leggi della natura e quelle del potere, tra la pietas e la ragion di stato, tra l’amore e i razionali principi della legge, tra la vita e la morte, tra la giustizia e il suo contrario.

Antigone che diviene metafora e mito di ogni ribellione, in particolare quella femminile, non solo come asserzione di una supremazia etica della donna, ma come profondità della cura che non contempla abbandoni, ma solo comprensione, vicinanza, com/passione, al di fuori e al di sopra dell’accanimento e della irriducibilità del potere.

Antigone che oltrepassa ogni confine, lingua, pelle e religione, nella resistenza e coerenza alle leggi di umanità, in lotta contro le crudeli e bendate leggi terrene.

Il copione proposto attinge da svariati testi su Antigone. Non segue disciplinatamente il susseguirsi della tragedia sofoclea ma procede come un quaderno di appunti e di accenni di quadri, in un esercizio continuo di luci e ombre, che del resto punteggiano il dramma in ogni versione. E come in una fotografia che indugia su un dettaglio e s’imprime in una precisa angolatura, lo sguardo di Antigone viene colto in un profondo senso di solitudine e nella malinconia della perdita.

E forse il teatro, la cui forza è trasformare il dolore, persino la morte, in immagine poetica, alla fine interroga sé stesso e lo spettatore: se e come sia possibile recuperare la vista, ritrovando uno sguardo di desiderio e di impegno per ricercare nuove rotte. E provare a ripartire ogni volta. Oltre ogni morte e sconfitta.

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