di Federica Pezzoli
Dopo “La buona novella” con Neri Marcorè, il regista Giorgio Gallione torna al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara, nuovamente in sodalizio con un altro grande attore della scena italiana: Claudio Bisio. Fino a domenica 18 aprile, infatti, sono in scena con “La mia vita raccontata male”.
Questa volta, dopo Daniel Pennac e Michele Serra, Gallione e Bisio attingono dal patrimonio letterario di Francesco Piccolo, premio Strega 2014, per raccontare una vita, che potrebbe essere quella di tante e tanti fra il pubblico in sala. Come afferma Piccolo: “Una vita in generale, divertente, malinconica, dove lo spettatore può dire ‘si sta parlando di me’ e si identifica con la narrazione”.
Una narrazione che non è una costruzione cronologica esatta, ma un racconto fatto di ricordi così come sovvengono alla mente richiamati anche, un po’ come a citare Proust, da oggetti che calano nella scenografia creata da Guido Fiorato. Romanticissimo e scanzonato lo Snoopy tutto rosa.
Bisio va avanti a raccontare emotivamente una vita da boomers, accompagnato anche dai due chitarristi Marco Bianchi e Pietro Guarracino, che eseguono musiche originali di Paolo Silvestri senza tralasciare evocazioni e citazioni di brani entrati nell’immaginario degli italiani. Dai primi amori – “La prima volta che mi sono fidanzato… Non c’ero” – alla politica, con l’inevitabile rapporto conflittuale con i genitori – “Fa il comunista e poi se lo mangia tutto il panino con il prosciutto” – alla difficile ricerca di una propria strada nel mondo; dal primo incontro con quella che sarà la compagna di una vita proprio durante “quelle elezioni del 1994” al primo volo in business class.
Il filo conduttore di questo racconto a metà fra il diario e la confessione sono senza dubbio la leggerezza e l’autoironia, la coscienza dei propri valori, ma anche delle proprie incoerenze grandi e piccole: esilarante l’episodio del gioco televisivo di Domenica In, con Mara Venier che chiama al telefono e il protagonista, che sta guardando la tv dopo ore di messa a memoria di un testo di Brecht e sente squillare proprio il suo apparecchio, non riuscendo a decidere come comportarsi in un crescente clima di tensione e pathos rimanendo ‘appeso’ alla cornetta.
Claudio Bisio conferma una volta ancora il suo talento di narratore e mattatore ed è perfetto nei panni di questo personaggio in cerca di un corpo e di una voce che non si prende mai troppo sul serio e il cui messaggio è: “La vita non si vive come la vuoi tu, ma come la vuole lei”.
Il teatro, pieno fino al loggione, approva con applausi calorosi.
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