Du iu śpich frares?
29 Maggio 2016

Alfio Finetti, io lo omaggio così

di Maurizio Musacchi | 3 min

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Carissimi lettori,

oggi propongo una poesia dialettale che mi è valsa, nel “Premio Roffi 2016, il II° Premio sezione poesia. Si tratta d’un omaggio al grande Alfio, personaggio che solo una malattia grave ha fermato e non gli consente più di presentarsi davanti al pubblico. Fortunatamente c’è Internet; le sue esibizioni sono cliccatissime. Lui è conosciuto un po’ in tutta Italia, noi ferraresi però ci dobbiamo ritenere fortunati, per merito suo il nostro dialetto si può dire che è conosciuto e amato ovunque: grazie grande Alfio!

ALFIO…FÀM SUGNÀR

Saηtà su ‘na scaràna int la “Strutùra

iηdóv al témp als férma séηza pietà,

j’òć fìs, inespresìv da fàr paùra

ch’j’è avért però l’è cmè chì fûs sarà.

Tié lì custrét,déntar’ ad n’ “armadùra”

ché al tò spirit lìbar l’à imprigiunà:

Induèli ill piàz ch’i t’aclamava?

dóv la zént amìga la t’abrazàva?

Quand l’at salutàva par gl’esibizióη

ch’at smaηzipiàv coη una qualch barzléta,

pò t’cuηtinuàvi cantànd soquànt caηzóη

in diàlèt coη la tò parlàda scièta.

Cl’alegrìa clà spargugnàva emozióη

dal nostar cuór ch’at varzév la marléta.

Col “Condominio” par ridar e scarzàr,

po’, al “Re dlà miseria”, par raśunàr!

Inavajà tùt i s’as sbigatàva

dal rìdar pr’ill tò batùd ad bagianà,

cujésti dai “stiàη” ché it zircuηdàva

int al lavór, déntr’aj bàr, o al marcà;

la vìta i sugét l’at regalava

ché al pòpul da sémpar al t’à ispirà.

Al stéŝ che tgnévi iη galiśàgna

iη palchscènich zitadìη, ó d’campàgna!…

Al déstìη a pàr ch’àls vója castigàr

parfìη ciapàr iηdré tut quél ch’al s’à dà,

mó par tì amìgh Alfio l’à vlèst strafàr

coη îηtarès par ch’als sìa veηdicà,

dal tò brìo dlà tò flizità ad cantàr

tànt ché, coη malatié e mòrt al t’à iηvlà.

Idèî inaśiàd in mié riflesióη

slà tòla dlà vìta, con uη gràη magóη!

Int al lasàr ch’al pòst iηdóv it cùra

at salùt cón una alzàda ad màη,

t’am rispóndi a véd la tò figura

coη suriś brìśa da malà, ma d’òm sàη:

Vót védar ch’l’am cujóna ad sicura?

Chisà,uη miràcul? po’ agh bambàη piàη:

-St’altra vòlta, quànd at gnirò a truàr,

at vój còη caηzóη e barzléti; fàm sugnàr!

ALFIO…FAMMI SOGNARE

Seduto su una sedia nella “Struttura”

dove il tempo si ferma senza pietà,

gli occhi fissi, inespressivi da far paura

ché sono aperti, ma è come fossero chiusi.

Sei lì costretto dentro ad un’ “armatura”

ché il tuo spirito libero ha imprigionato:

Dove sono le piazze che ti acclamavano?

dove la gente amica t’abbracciava?

Quando ti salutava per le esibizioni

che iniziavi con qualche barzelletta,

poi continuavi cantando alcune canzoni

in dialetto con la tu parlata schietta.

Quell’allegria sparpagliava emozioni

Del nostro cuore di cui aprivi il fermo-chiusura.

Col “Condominio” per ridere e scherzare,

poi, “Il Re della miseria”, per ragionare!

Conquistati tutti si sbellicavano

dal ridere per le tue battute di baggianate

raccolte dai “cristiani” ché ti circondavano

nel lavoro, dentro i bar, o al mercato;

la vita i soggetti ti regalavano

ché il popolo da sempre ti ha ispirato.

Lo stesso che entusiasmavi

in palcoscenici cittadini o di campagna!

Il destino sembra ci voglia castigare

perfino prender indietro tutto ciò ché ci dà,

ma per te amico Alfio ha voluto strafare

con gli interessi si è vendicato,

del tuo brio della tua felicità di cantare

tanto ché, con malattie e morte t’ha seppellito.

Idee apparecchiate in mie riflessioni

sulla tavola della vita, con un gran magone!

Nel lasciare il luogo dove ti curano

ti saluto alzando la mano,

mi rispondi e vedo la tua figura

con un sorriso non da malato ma da uomo sano:

Vuoi vedere che mi beffeggia di certo?

Chissà, un miracolo? Poi gli vaneggio sottovoce:

-La prossima volta, quando ti verrò a trovare,

ti voglio con canzoni e barzellette; fammi sognare!-

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