Comacchio
21 Novembre 2015
Riaffiora un blocco decorato. L'archeologo: "Segni della presenza del Principe in questo territorio"

La prova dell’impero di Augusto nel Mezzano

di Redazione | 2 min

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Comacchio. L’impero di Augusto si spinse fino alle Valli del Mezzano, dove fece costruire un porto che collegava Ravenna con il Po. La conferma sembra arrivare da ciò che è stato trovato nei recenti scavi riaperti ad agosto.

Nel 1976 gli scavi coordinati dagli archeologi Giovanni Uggeri e Stella Patitucci portarono alla luce un grande basamento (7,42 metri di larghezza e 2 di altezza) di mattoni nelle Valli del Mezzano: probabilmente un faro di navigazione di epoca romana che serviva per orientare le imbarcazioni che passavano per il porto, là dove doveva sorgere la Fossa Augusta.

Dopo quasi 40 anni – con la ripresa degli scavi avvenuta ad agosto – emergono e importanti particolari di quei resti di età tardo-antica situati nei pressi dell’argine di Agosta. “Nell’ampliare lo scavo – spiega Mario Cesarano, archeologo della Soprintendeza per i beni archeologici – è stato trovato il materiale di crollo del basamento : si tratta di mattoni e rivestimenti e di lastre di pietra che sono una grande novità”.

“Le lastre – spiega ancora l’archeologo – hanno ancora i solchi delle grappe di piombo che le tenevano insieme e ci sono anche dei fori che fanno presumere la presenza di alcune statue sorrette”.

Il particolare più interessante – la testimonianza del ‘passaggio’ dell’imperatore Augusto – è però un altro: “È stato portato alla luce anche un blocco di circa due tonnellate che ha tre lati decorati: in quello principale si può osservare un bassorilievo con delle estremità alte con dei crani di bue che sorreggono una ghirlanda con festoni e, al centro, una coppa usata per i sacrifici. Nelle facce laterali invece ci sono delle corone di alloro”.

Un ritrovamento importante perché, spiega ancora Cesarano, “sono tutti simboli che rimandano alla propaganda imperiale dal centro del potere, da Roma quindi, instaurata da Augusto con l’intento di ripristinare i più antichi riti religiosi romani. È il segno – prosegue l’archeologo – della presenza del Principe e dello Stato in questo territorio di confine”.

Ma gli archeologi hanno trovato anche dell’altro: una piattaforma che – spiega Cesarano – “potrebbe essere l’accesso all’area portuale”.

Tutti i blocchi sono stati portati in quello che sarà il nuovo museo di Comacchio dove verranno restaurati e poi esposti. E proprio a Comacchio vanno i ringraziamenti del funzionario: “Senza l’aiuto dell’amministrazione e dei tecnici del Comune non saremmo riusciti a fare gli scavi”.

Il merito della scoperta è dovuto al lavoro effettuato dai funzionari della Soprintendenza Cesarano e Caterina Cornelio che hanno coordinato gli archeologi Marco Bruni, Giovanni Petrucci, la studentessa Unife Federica Ardigò e il volontario Ermanno Molinari.

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