Da sinistra: la sorella e la madre di Matteo Carli, Elisabetta e Maria Luisa, con gli avvocati Costantino e Forlani
Mesola. Possibile che un’automobile che viaggia abbondantemente al di sotto del limite di velocità sfondi le transenne di un ponte, provocando la morte di tutti i suoi quattro passeggeri? Una domanda che, a tre mesi dall’archiviazione di tutti i sei amministratori e tecnici pubblici indagati per la ‘strage di Massenzatica’, continua a restare senza risposta per i famigliari di Matteo Carli, il 29enne comacchiese che perse la vita il 18 marzo 2014 precipitando con la propria Bmw 320 dal ponte Trapella, nei pressi di Mesola. Una domanda tanto più assillante in seguito alla consulenza tecnica affidata all’ingegnere Francesco Rendine, dalla quale emerge una nuova ricostruzione dei fatti rispetto a quella che determinò l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio colposo. E le ripercussioni, in questo caso, potrebbero essere clamorose. A partire dall’annuncio di una causa civile verso Provincia e Comune di Mesola, senza escludere una futura riapertura dell’indagine penale.
Le conclusioni del perito del tribunale Alberto Vallini infatti erano nette: l’automobile condotta da Carli andava troppo veloce (attorno ai 65 km/h) perchè le barriere del ponte potessero reggere l’urto. Impossibile quindi imputare responsabilità civili o penali agli enti pubblici a cui è affidata la sicurezza della strada. Ma se la velocità del mezzo fosse stata nettamente inferiore, addirittura della metà? Questa è la tesi della consulenza di Rendine, che nella ricostruzione della dinamica dell’incidente, come spiegano gli avvocati della famiglia Carli, Giacomo Forlani e Carlo Alberto Costantino, ha preso in considerazione un maggior numero di variabili e di fattori per trarre le proprie conclusioni. Tre, in particolare: la distanza dell’auto dal ponte quando fu estratta dall’acqua, l’inerzia del mezzo in acqua e l’effetto della corrente.
Il ponte di Trapella
Elementi che, messi assieme, indicherebbero che la velocità della Bmw quando uscì di strada si sarebbe aggirata attorno ai 35 km/h. Il software utilizzato dal consulente permette infatti di ricavare proiezioni tridimensionali dalle fotografie e, secondo questa tecnica, l’automobile fu estratta dall’acqua tre o quattro metri più vicino al ponte rispetto a quanto emerso nelle precedenti ricostruzioni. Calcolando la traiettoria dell’auto in volo, la sua velocità sul ponte risulterebbe così non superiore a 54 km/h. Ma gli elementi più decisivi sono l’inerzia in acqua e l’effetto della corrente: dopo l’impatto con l’acqua infatti il mezzo non cola a picco in verticale, ma prosegue in avanti per circa 30 secondi prima di toccare il fondo e – visto che la traiettoria era diretta ‘a valle’ del fiume – viene anche spinta dalla corrente. Sommando questi effetti, il punto di contatto con l’acqua risulterebbe parecchi metri più indietro rispetto a quanto ipotizzato dalla procura e le ricostruzioni di Rendine stimano una velocità del mezzo attorno ai 35 km/h.
“Su queste basi – afferma l’avvocato Costantino -, i famigliari di Carli hanno deciso di iniziare una causa civile. Non si tratta di intenti ‘punitivi’, ma non si può lasciare passare il concetto secondo cui Matteo avrebbe tenuto una condotta di guida spericolata, né che si possa morire andando a questa velocità in una strada dove il limite è di 90 km orari”. A essere chiamati a rispondere dei fatti sono la Provincia di Ferrara e il Comune di Mesola, tra i quali negli scorsi anni c’è stato una sorta di ‘rimpallo’ di responsabilità per quanto riguarda la competenza del ponte: la strada infatti nel 2008 è passata dalla Provincia al Comune, che tuttavia nell’atto di presa in carico esclude il ponte di Trapella. Negli anni successivi l’amministrazione di Mesola segnala in più occasioni all’ente provinciale della scarsa manutenzione del ponte ma tutte le missive – almeno a livello di atti ufficiali – rimangono senza risposta. Fino all’incidente in cui perdono la vita Carli e i suoi tre amici Stefano Bertaglia, Loredana Nicoleta Caruntu e Liliana Dragnescu, per cui vengono indagati e archiviati l’ex presidente della Provincia Marcella Zappaterra, l’assessore alla sicurezza stradale Davide Nardini, l’ingegnere capo Mauro Monti e (per il Comune di Mesola) l’ex sindaco Lorenzo Marchesini, il suo vice Dario Zucconelli e il dirigente del settore urbanistica Fabio Zanardi. “Se chiederemo di riaprire anche l’inchiesta penale? L’elemento nuovo ci sarebbe – afferma Forlani -: visto il calcolo di una velocità più ridotta sulla base della nuova consulenza”. Tutto però è legato all’esito di questa nuova causa civile, che arriverà in aula attorno a dicembre.
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