Sarà un processo a ritmi serrati quello che vede imputato l’ex broker finanziario Raffaele Mazzoni, il ‘famigerato’ mediatore di Banca Mediolanum che nel febbraio del 2013 fece perdere le proprie tracce assieme ai soldi – ben 11,5 milioni di euro – di centinaia di risparmiatori del basso ferrarese. Sono oltre 160 le parti civili nel processo tra vecchi clienti, conoscenti e addirittura amici di una vita di Mazzoni, che almeno fino alla prossima estate faranno tappa fissa nel tribunale di Ferrara per seguire le evoluzioni di quello che si preannuncia un intricato e insidioso processo. Durante l’udienza filtro di ieri mattina emergono infatti alcune delle cifre che danno la misura della vicenda. Come le oltre 300 persone – tra testimoni delle varie parti, consulenti e parti lese – che i giudici dovranno ascoltare durante il dibattimento. Anche se buona parte dei risparmiatori in tribunale sperano – più o meno dichiaratamente – che alla lista si aggiunga il nome di un’altra persona: Raffaele Mazzoni. Ancora una volta assente dall’udienza e rappresentato in aula dall’avvocato Irene Costantino.
Per non dilatare oltremisura i tempi del processo, il tribunale ha quindi deciso di calendarizzare le udienze a un ritmo serrato: circa una alla settimana, con l’obiettivo di chiudere il dibattimento nella prossima estate. Una soluzione necessaria non solo per quanto riguarda la vicenda penale di Mazzoni, accusato di truffa aggravata, ma anche per tutti i procedimenti sul piano civile, che i risparmiatori dovranno affrontare per ottenere i risarcimenti dal broker e da Banca Mediolanum, anch’essa presente nel processo in qualità di responsabile civile. Non dimentichiamo infatti che buona parte delle vittime della (ancora presunta) truffa attuata dal broker di Jolanda di Savoia sono persone anziane e con redditi limitati, che da quasi due anni versano in una situazione di totale incertezza riguardo alla propria situazione patrimoniale.
E che il processo non sarà tra i più semplici nemmeno per il tribunale si è capito anche durante la prima udienza filtro, quando il giudice Debora Landolfi si è ritirata per circa due ore in camera di consiglio per prendere una delle prime decisioni chiave. Gli avvocati di Banca Mediolanum si sono infatti opposti alla costituzione come parte civile del Codacons, l’associazione per la tutela dei consumatori che segue con il proprio ufficio legale circa 130 ex clienti di Mazzoni. Una richiesta dovuta soprattutto al fatto che, secondo gli avvocati della banca milanese, il Codacons non avrebbe titolo per definirsi parte lesa nella vicenda del broker. Una questione assai dibattuta anche in molti processi in cui compaiono come parti civili associazioni per la tutela dell’ambiente, di minoranze sociali o di interessi particolari, ma bocciata in questo caso dal tribunale di Ferrara, che ha respinto l’istanza e deciso di ammettere il Codacons tra le parti in causa.
Raffaele Mazzoni
Dal punto di vista meramente processuale, le novità si fermano qui. Ciò che nel frattempo va avanti parallelamente sono le trattative tra Banca Mediolanum e gli ex clienti di Mazzoni per quanto riguarda i risarcimenti privati per i risparmi persi dai clienti del broker. Su questo fronte la chiave di lettura dell’istituto di credito è nota: anche chi si ritiene truffato sarebbe in parte responsabile dell’accaduto, soprattutto nei casi in cui la consegna di soldi a Mazzoni avveniva tramite assegni in bianco o in altre modalità difficilmente documentabili (c’è chi ingenuamente gli rivelò addirittura i codici del conto corrente). A raccontare le condizioni offerte dall’istituto sono gli stessi risparmiatori presenti in aula, che parlano di rimborsi che si aggirano tra il 75% e il 90% di quanto consegnato al mediatore. In questo caso, nella stragrande maggioranza dei casi, chi si accontenta dell’accordo bonario con Banca Mediolanum rinuncia a citarla come responsabile civile nel processo, e quindi a chiedere ulteriori risarcimenti per via giudiziaria.
Per quanto riguarda Mazzoni, in caso di condanna dovrà pagare ai propri ex clienti e amici sia i risarcimenti patrimoniali che i danni morali, anche se in questo caso rimane il mistero sul destino di quegli 11,5 milioni di euro scomparsi dai conti correnti. E, di conseguenza, sulla possibilità dell’ex mediatore di saldare le cifre richieste. Ma dove sono i soldi dei risparmiatori? Mazzoni potrebbe averli spesi nel corso degli anni proprio per mascherare le perdite che stava accumulando, consegnando gli interessi che aveva promesso all’uno con le cifre appena incassate dall’altro fino a quando la piramide di debiti e bugie che aveva costruito non è definitivamente crollata. Ma parecchi tra i suoi ex clienti e i loro avvocati sostengono che in realtà quei soldi siano nascosti al sicuro, pronti a tornare tra le mani di Mazzoni o delle persone a lui vicine una volta conclusi i guai giudiziari. “Tuttora – afferma l’avvocato Gianluigi Pieraccini, legale di tre ex clienti del broker – stiamo conducendo indagini private per verificare dove siano nascoste queste cifre. La nostra intenzione è quella di creare una rete di collaborazione tra le parti danneggiate, in modo da facilitare i risarcimenti sul piano civilistico”. Una speranza condivisa da gran parte dei risparmiatori presenti nel processo, che chiedono ad avvocati e procura di risolvere il giallo e di scoprire se esiste realmente il “tesoro di Mazzoni”, o se davvero tutti i soldi accumulati in una vita sono stati inghiottiti nel buco nero della finanza.
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