Politica
31 Marzo 2014
Mercoledì il ministro alla Cultura Dario Franceschini è chiamato a rispondere per fare chiarezza

Spazio Grisù finisce in Senato

di Daniele Oppo | 5 min

admin-ajax (9)Dopo le inchieste di Estense.com la vicenda Spazio Grisù finisce in Senato. Le parlamentari Michela Montevecchi, Laura Bignami, Manuela Serra e Maria Mussini (tutte e quattro elette con il M5S) hanno infatti presentato una interrogazione al ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo affinché si attivi per fare chiarezza.

L’interrogazione è datata 23 dicembre 2013 e mercoledì prossimo a rispondere sarà il ministro Dario Franceschini, lo stesso ministro che proprio appena qualche settimana fa (l’8 marzo), in visita alla ‘sua’ Ferrara in occasione dell’inaugurazione della mostra di Matisse a Palazzo Diamanti, ha visitato ed elogiato Spazio Grisù dicendosi all’oscuro delle passate irregolarità relative a permessi edili, agibilità e all’organizzazione degli eventi del dicembre 2012 e della primavera 2013 all’interno della ex caserma dei Vigili del fuoco in via Poledrelli 21, concessa in comodato d’uso dalla Provincia.

L’interrogazione parte dalla premessa che l’idea di Spazio Grisù, quella di recuperare un immobile pubblico fatiscente, “ristrutturato attraverso finanziamenti privati di giovani imprese” (il documento è datato 23 dicembre e quindi le senatriic non erano ancora al corrente del successivo stanziamento di 800mila euro da parte di Provincia ed Emilia-Romagna), per farne un incubatore d’impresa, sia “buona e condivisibile”. I problemi nascono dal lato burocratico e del rispetto delle norme di igiene e sicurezza cui tutte le attività devono sottostare. “Dopo i primi mesi – rilevano le parlamentari –  sono emersi alcuni problemi di tipo burocratico, primo fra tutti la mancanza di agibilità della struttura e la necessaria destinazione d’uso“. Problemi liquidati dall’assessore comunale all’urbanistica Roberta Fusari che, difendendo la struttura, ha affermato che “per Spazio Grisù ci sono delle deroghe speciali”, e che “non serve nessuna variante d’uso”. Affermazioni, quelle della Fusari, che “sebbene parrebbero convincere in prima istanza, all’alba del primo evento di rassegna musicale che si sarebbe dovuto svolgere nell’estate del 2012, gli organizzatori dell’evento hanno scoperto che deve essere prima ottenuta l’agibilità del cortile, elemento – sottolineano le quattro parlamentari – in contrasto con gli eventi registrati nei mesi precedenti e successivi allorquando si sono realizzate diverse manifestazioni senza autorizzazione, tra queste la chiamata alle arti, iniziativa organizzata nel mese di dicembre 2012″. Un altro punto di controversia sollevato da Montevecchi, Bignami, Serra e Mussini è la manifestazione del 21 marzo 2013 durante la quale si è tenuto “l’open day”, la consegna delle chiavi a ciascuna impresa assegnataria. Manifestazione alla quale erano presenti diverse figure di spicco del panorama politico ferrarese, come la presidente della Provincia Marcella Zappaterra, il vice sindaco Massimo Maisto e lo stesso assessore all’urbanistica Roberta Fusari.

L’interrogazione cita espressamente anche l’inchiesta di Estense.com, le domande poste agli amministratori e ai tecnici e le loro contrastanti risposte. In una di esse ad esempio, citata dalle senatrici,  la presidente Zappaterra evidenziava che l’immobile è stato inserito nel programma speciale d’area del centro storico di Ferrara, precisando che nell’area “sono consentiti molteplici usi che non siano solo servizi pubblici al punto che l’attuale uso sarebbe assolutamente compatibile con lo strumento urbanistico comunale vigente” e che “come ente proprietario controlliamo che tutti operino nel rispetto delle norme e delle procedure“. Secondo il parere delle interroganti invece, “sebbene il problema del rispetto della legge e delle procedure sia da più parti condiviso, è fondamentale sottolineare la necessità non solo del rispetto della normativa ma anche garantire la sicurezza dei cittadini che accedono alla struttura insieme agli operatori che lavorano all’interno e nelle parti comuni. E, – sottolineano – a quanto consta, di Dia (denuncia dall’inizio dell’attività) o di Scia (segnalazione certificata dall’inizio dell’attività) non vi è traccia, nonostante gli imprenditori che vi operano e gli amministratori locali, nonché dall’associazione medesima, confermino che tutto dovrebbe essere in ordine”.

Le senatrici evidenziano anche un dettaglio importante, ovvero che “i tecnici comunali hanno smentito quanto asserito dall’associazione, dagli imprenditori e dalla Provincia: infatti il dirigente del settore territorio e sviluppo economico del Comune di Ferrara ha precisato che nessuna richiesta di cambio di destinazione d’uso è stata avanzata e nessun permesso di costruire è stato presentato al Comune medesimo”. Parole in contrasto con quelle dell’assessore Fusari  “che ribadisce che per Spazio Grisù ci sono deroghe speciali ovvero quelle contenute nel Psa (programma speciale d’area), per cui ‘non serve nessuna variante d’uso. In comune – secondo le parole della Fusari riportate dalle senatrici – non deve risultare alcuna pratica, fino ad oggi quanto fatto non richiede un titolo edilizio, basta che l’uso non sia difforme da quello urbanistico. Nell’ex caserma inoltre è possibile aprire un’attività senza bisogno di segnalazione agli uffici comunali. Né serve una verifica in merito ai bagni, o alla luce e aria negli ambienti'”. Una posizione che ha indotto dubbi non solo a Estense.com, ma anche alle parlamentari che infatti ricordano che “ad inizio del mese di ottobre 2013 le suddette affermazioni sembravano credibili, quando invece risulta che l’associazione Grisù aveva presentato in data 3 ottobre 2013 un documento relativo alla Scia in relazione al cambio di destinazione d’uso senza opere per lo Spazio Grisù. Richiesta che, per la Fusari, non sarebbe neppure dovuta esistere“. “Nella scheda tecnica presentata dall’associazione relativa alla Scia – si evidenzia ancora nell’interrogazione -, si legge un altro dettaglio: l’immobile non è dotato di agibilità, sembrerebbe infatti che l’ultimo documento al riguardo risalirebbe al periodo in cui lo stabile era occupato dai Vigili del fuoco, cioè nel lontano 2004. Peraltro si legge in una nota del dirigente all’urbanistica Davide Tumiati, che la citata agibilità potrebbe essere concessa solo dopo che le eventuali opere di ordinaria manutenzione fossero concluse. Peraltro il medesimo dirigente ha tenuto a precisare che chiunque si apprestasse ad entrare nell’edificio senza gli opportuni passaggi di autorizzazione si assumerebbe la responsabilità di entrare in un edificio che non ha la conformità edilizia e non è a norma quanto ad impiantistica (impianto elettrico, riscaldamento e bagni)”.

Un groviglio di dichiarazioni, posizioni e fatti contrastanti insomma: “Nonostante quanto dichiarato in precedenza – affermano le quattro senatrici – sembrerebbe necessario che venga presentata da ogni singola azienda una Scia unitamente a quella presentata dall’associazione Grisù, una propria richiesta per iniziare gli eventuali lavori e depositare i certificati di conformità firmati da tecnici abilitati ed i relativi costi per la realizzazione dell’opera all’interno dell’edificio”. Criticità alle quali ora il ministro Franceschini è chiamato a rispondere nel merito con un invito ad “attivarsi presso le amministrazioni competenti affinché venga fatta chiarezza sulla vicenda garantendo il rispetto delle normative vigenti nonché la sicurezza dei cittadini che accedono sia alle parti comuni sia alle attività insediate nell’area, così dissipando ogni possibile dubbio anche circa eventuali interessi diretti“.

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