di Marco Zavagli e Ruggero Veronese
Spazio Grisù, il cerchio si chiude. Ci eravamo lasciati con le domande pubbliche rivolte al sindaco Tiziano Tagliani. Domande necessarie dopo le strampalate risposte ricevute dall’assessore all’urbanistica. Le parole della Fusari (tutto quanto avviene all’interno dell’ex caserma dei vigili del fuoco in via Poledrelli 21 è permesso grazie a deroghe speciali contenute nel Programma speciale d’aera per il centro storico) non lasciavano spazio a repliche o a soluzioni dell’inchiesta. Eppure cozzavano contro ogni gerarchia di leggi e, volendo, anche contro il buon senso.
Per chi non conoscesse la gerarchia delle leggi e, può succedere, nemmeno il buon senso, viene incontro quanto ci venne riferito a suo tempo dallo Sportello unico attività produttive, in Circoscrizione 1: è vero che il nuovo piano regolatore consente varie destinazioni d’uso per l’ex caserma, ma il cambio di destinazione d’uso è necessario per far partire una attività commerciale o produttiva. E in via Poledrelli c’erano già, per stessa ammissione dell’associazione Grisù, attività produttive in funzione.
Ma la reazione dell’assessore Fusari – che sbugiardava così i suoi tecnici – fu tranciante: “per aspetti come questi bisogna contattare l’assessore competente o il dirigente, i dipendenti non conoscono i meccanismi di strumenti nuovi e articolati come il Psa che ha deroghe particolari. Non serve nessuna variante d’uso”.
Se ci fossimo fidati di quelle parole e avessimo atteso con pazienza la voglia di trasparenza dell’amministrazione saremmo ancora al punto di partenza. Dopo oltre due mesi, infatti, nessuna risposta – come detto – è arrivata, pur sollecitata. Nemmeno è stata data risposta all’interpellanza del consigliere Rendine (Fli), anche se il regolamento del consiglio prevede come tempo indicativo una risposta entro 30 giorni.
Siamo tornati presso gli uffici del settore edilizia per chiedere altri dati. Ci è stato detto che non potevano più parlare con noi. Abbiamo inoltrato allora richiesta di accesso agli atti e, alla fine, ci è stato consegnato l’ultimo documento relativo alla pratica Grisù depositato presso i tecnici. Un documento che, a detta della presidente della Provincia Marcella Zappaterra e dell’assessore Fusari, non sarebbe nemmeno dovuto esistere. Si tratta della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata il 3 ottobre e approvata due giorni dopo. Dove si chiede un cambio d’uso senza opere (quello che per la Fusari non serviva).
Nella scheda tecnica, presentata dal presidente dell’Associazione Grisù Fabrizio Casetti, si legge inoltre un altro dettaglio: l’immobile non è dotato di agibilità. Anche su questo punto ci è sempre stato detto il contrario. La verità è un’altra: finché non c’è un’agibilità le attività insediate non possono aprire. Tra queste c’è anche un’impresa che, oltre ad avere investito 30mila euro per allargarsi, ha disdetto i precedenti locali dove aveva sede. E credeva, prima della nostra inchiesta di non dover presentare documenti. Ora invece ogni azienda dovrà presentare, dopo la Scia generale dell’associazione, le proprie richieste e quindi iniziare eventuali lavori e depositare i certificati di conformità firmati da tecnici abilitati. Con relativi costi.
Dalla presidente Zappaterra veniamo a sapere che a fine agosto, dopo le nostre domande pubbliche, la Provincia ha chiamato a raccolta le imprese e l’associazione per sollecitare a presentare queste pratiche. Nel frattempo, finalmente buone notizie, sempre la Provincia si sta attivando per seguire bandi regionali che potrebbero interessare i creativi della factory e per ‘blindare’ l’immobile togliendolo dal piano delle alienazioni. “Questo – conferma la presidente – avverrà entro la fine dell’anno”.
Il dirigente all’urbanistica del Comune Davide Tumiati entra invece nei dettagli dei prossimi passi. Quanto all’agibilità, “l’ultima risale al periodo in cui lo stabile era occupato dal comando dei vigili del fuoco”, vale a dire ante 2004. La nuova potrà essere concessa soltanto dopo che “le eventuali opere più o meno di ordinaria manutenzione si saranno concluse. Chi entra in uno spazio senza questi passaggi si assumerà la responsabilità di entrare in un edificio che non ha la conformità edilizia e non è a norma quanto a impiantistica (impianto elettrico, riscaldamento, bagni)”.
Sempre a Tumiati, però, “non risulta” che dopo le nostre segnalazioni ci siano stati controlli o ispezioni da parte del Comune.
Quanto basta a dare risposta alle nostre famose domande pubbliche. Manca quella relativa al ruolo dell’assessore Fusari (tra i sostenitori dell’associazione come libero professionista e il cui marito figura tra i componenti del consiglio direttivo di Grisù). Ma crediamo che a questo punto non serva più.
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