Editoriali
15 Agosto 2013
Domande pubbliche al Comune e il ruolo dell’assessore

Spazio Grisù, la verità può avere un volto solo

di Marco Zavagli | 4 min

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A ogni articolo, a ogni domanda e dubbio posti sono seguite risposte e precisazioni che non hanno fatto altro che accrescere, anziché diminuire, le nostre perplessità. La maggiore proprio in occasione dell’intervento di chi è chiamato a rispondere in materia di Urbanistica ed Edilizia Privata, l’assessore competente Roberta Fusari (vai all’articolo). In estrema sintesi ci è stato detto che tutto quanto avviene all’interno dello stabile di via Poledrelli 21 è permesso grazie a deroghe speciali contenute nel Programma speciale d’aera per il centro storico.

L’assessore Fusari ha smentito quanto riferito a Estense.com dai funzionari del suo stesso assessorato, funzionari – immaginiamo – ben preparati in materia e che con solerzia si sono prestati a rispondere a tutte le nostre richieste di documentazione. Le parole dell’assessore però, a nostro avviso, contraddicono le più elementari regole che reggono la gerarchia delle leggi (un regolamento, il Psa, non può sopravanzare una legge nazionale, come quelle in tema di sicurezza e igiene negli ambienti di lavoro). Ci chiediamo, inoltre, chi abbia scritto il Programma speciale d’aera per il centro storico se non chi lavora nell’assessorato all’urbanistica.

Abbiamo ascoltato anche le voci di diverse imprese assegnatarie degli spazi. Sono privati che investono le proprie risorse in un progetto, quello dello Spazio Grisù, che sulla carta rappresenta davvero un salto di qualità per Ferrara, un esperimento che – se condotto in porto a dovere – può diventare un’esperienza d’eccellenza da imitare in tutta Italia ed Europa. Proprio a loro è rivolta la nostra inchiesta, nata dalla preoccupazione che le loro energie e speranze possano essere vanificate, o sminuite, da ‘incidenti di percorso’.

Loro, le imprese private, sono a nostro avviso le prime interessate ad avere le risposte alle domande che ora formuliamo pubblicamente all’indirizzo dell’amministrazione comunale.

Veniamo quindi alle questioni per noi irrisolte. La/le attività che hanno già iniziato a operare a livello commerciale all’interno dello Spazio Grisù avevano bisogno di permessi o comunicazioni? Erano necessarie altre formalità (lo Sportello unico attività produttive parla di Cila) anche in caso di lavori rientranti nella categoria “edilizia libera privata”? In caso affermativo, è giusto ritenerla/e abusiva/e?

Dalla perizia firmata dall’ing. Mauro Monti della Provincia di Ferrara in sede di vendita all’asta dell’ex caserma (leggi) si evince che: “l’immobile, qualunque sia la destinazione d’uso, non potrà prescindere da un robusto intervento di trasformazione immobiliare e urbanistica” (pag. 14). Eppure le aziende assegnatarie credono che siano sufficienti semplici e poco onerosi lavori (vai all’articolo). La stessa perizia, parlando di valutazione dell’immobile ricorda di dover tenere in conto la “spesa per il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza necessarie per il ripristino dell’agibilità” (pag. 15). Alla luce di ciò chiediamo se esiste una agibilità e una abitabilità per l’immobile e se è necessario, dopo la destinazione d’uso indicata nel Psa del Centro Storico, un ulteriore cambio/variante da parte delle imprese assegnatarie degli spazi o del comodatario (l’associazione) e quali oneri incombono in capo agli stessi (es. planimetria con la destinazione dei luoghi: uffici, deposito, laboratori ecc.).

La presidente della Provincia Marcella Zappaterra, che dobbiamo ringraziare per averci fornito con la massima trasparenza e disponibilità chiarimenti via mail, telefono, sms, social network e lettere, ha sostenuto che l’agibilità c’è sempre stata. Immaginiamo che si sia documentata, come abbiamo fatto noi, attraverso fonti del municipio. Non abbiamo mai visto però un certificato che lo attesti. Anche su questo aspetto, quindi, chiediamo se l’immobile era agibile e se servivano autorizzazioni (vai all’articolo) per la conferenza stampa con la presenza di un centinaio di persone tenutasi all’interno dello stabile il 21 dicembre 2012 e per la festa “Open day” con cinquecento persone (dati degli stessi organizzatori) tenuta nello stesso luogo il 21 marzo 2013 (alla quale era presente lo stesso assessore Fusari).

Ancora. Risultano, come ci è stato detto da una delle imprese insediate e dalla stessa Associazione Grisù, controlli da parte di funzionari di Provincia e Comune di Ferrara? Sono stati fatti rilievi in merito all’accessibilità della struttura? Dopo le nostre segnalazioni ci sono stati ulteriori controlli?

Infine l’ultima domanda, che ha un valore di opportunità politica e amministrativa. Sul sito istituzionale dell’associazione Grisù si legge che figura tra i componenti del consiglio direttivo il marito dell’assessore, noto architetto e professionista sul cui titolo a stare in una associazione di questo tipo non si discute. Tra i sostenitori dell’associazione figura poi lo stesso assessore Fusari, come libero professionista (architetto paesaggista).

Senza nulla togliere alle capacità professionali dei due architetti e alla bontà del loro rapporto con una associazione – va sottolineato – non profit, ci chiediamo se il Comune di Ferrara – nel caso alcuni nostri rilievi venissero confermati – non ritenga sconveniente la posizione, immaginiamo involontaria, in cui si viene a trovare l’assessore Fusari nel rispondere nel merito (e smentire quanto sostenuto dai suoi funzionari) di problemi sollevati nei confronti di una associazione in cui il marito risulta tra i soci fondatori e la stessa assessore tra i sostenitori come libero professionista.

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