Politica
29 Marzo 2014
La Provincia di Ferrara stanzia 800mila euro al posto dell'associazione per rendere agibile l'edificio

E Grisù lo paghiamo noi

di Daniele Oppo | 5 min

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admin-ajax.phpCe lo avevano venduto come “un esperimento senza precedenti in Italia”, un esempio virtuoso di risistemazione di un edificio pubblico dismesso a costo zero per i cittadini e capace di creare impresa e 60 posti di lavoro “grazie alla lungimirante amministrazione provinciale”. E invece ora vengono scuciti 800mila euro di soldi pubblici per Spazio Grisù.

Si tratta di 800mila euro, metà provenienti dalla Regione e metà dalla Provincia, e sono tutti destinati alla realizzazione di interventi infrastrutturali di agibilità ed accessibilità dell’edificio di via Poledrelli nel quale è insediata la factory creativa Spazio Grisù.

La programmazione economica per il 2014 risultante dalla seduta di approvazione del rendiconto di gestione della Provincia di Ferrara per l’anno 2013 e dell’applicazione dell’avanzo di amministrazione non è certo avara di sorprese.

Nell’intervenire sull’agibilità e l’accessibilità di un edificio di proprietà della Provincia non ci sarebbe ovviamente nulla di male anche se nell’allegato A alla delibera 198 dell’agosto 2012 con cui la Giunta provinciale ha concesso l’ex caserma dei Vigili del fuoco ‘in comodato precario’ all’associazione Spazio Grisù era specificamente previsto che essa “non comporta impegni di spesa“. E se a questo non si aggiungesse l’articolo 6 sulla manutenzione ordinaria, dove si legge che: “Tutte le spese per la conduzione dell’immobile, a decorrere dalla consegna dell’immobile stesso, sono a carico del Comodatario (cioè Spazio Grisù, ndr), che provvederà tempestivamente a propria cura e spese alle eventuali volturazioni relative alle utenze (energia elettrica, riscaldamento, acqua) ed ai nuovi allacciamenti eventualmente necessari per lo svolgimento delle attività, nonché alle tasse, imposte e tariffe (es. T.I.A.) attribuibili al comodatario in ragione della porzione di immobile concessa ed occupata”.

Insomma, la Provincia mette a disposizione un immobile fatiscente ma espressamente dichiarato utilizzabile e conforme ai fini dell’attività di Grisù, si impegna a non metterlo più in vendita ma non scuce un euro di soldi pubblici, da lì in poi le imprese insediate devono crescere da sole e con la propria capacità di fare rete e innovazione.

E invece ora, con la delibera 1882 del 2014, approvata a maggioranza in consiglio giovedì scorso, la Provincia ha deciso di impegnarsi, eccome, anche dal punto di vista economico con il progetto Grisù, investendo per il 2014 una somma cospicua di denaro pubblico su una factory per lo sviluppo imprenditoriale privato che però ad oggi cammina – o gattona – solo grazie alle generose stampelle pubbliche. Il tutto con somme ben superiori, ad esempio, a quelle destinate alla riparazione delle frane stradali (170 mila euro).

La presidente della Provincia Marcella Zappaterra, interrogata sulla questione rileva come il quadro sia mutato rispetto alla data della concessione della ex caserma: nel frattempo è infatti intervenuta la delibera regionale n. 1112/2013 del 2 agosto 2013, che permette agli enti locali di promuovere progetti – che non devono durare più di 3 anni – per la promozione, agevolazione e riqualificazione infrastrutturale di attività come quello di spazio Grisù partecipando a un bando per il finanziamento (al 50%) di interventi necessari a tale scopo. Una opportunità che, come spiega la presidente, “è stata colta in quanto ‘addizionale'”. È in questo quadro che si inserisce la consistente somma di 400mila euro che la Provincia ha deciso di investire in Grisù: prima, nel novembre 2013, sborsando 100 mila euro per il cofinanziamento per partecipare alla manifestazione di interesse. Adesso, proprio grazie all’ammissione al bando regionale e pescati dai risparmi, arrivano altri 300 mila euro per le opere sull’agibilità e l’accessibilità ai quali si aggiungono 400mila euro della Regione.

“La Provincia – spiega Zappaterra – co-finanzia l’intervento di agibilità ed accessibilità in quanto proprietaria dell’immobile ed in quanto il progetto presentato sul bando regionale interviene sulle aree comuni dell’immobile (tetto, giardino, androne, impianti), mentre resta a carico delle aziende la personalizzazione degli spazi piuttosto che l’acquisto delle attrezzature”.

Oltre alla possibilità di una riqualificazione infrastrutturale il cofinanziamento Provincia-Regione “consente alle imprese – afferma ancora la presidente – di far parte di una rete regionale di contatti e collaborazioni con altri hub culturali e creativi, nonché di avere la possibilità di accedere ad ulteriori futuri contributi sia a titolo di singole imprese sia come polo. Tutto questo – secondo la Zappaterra – evidentemente, rappresenta un valore aggiunto per la Provincia, che ha occasione di moltiplicare un investimento di 250mila euro di risorse di bilancio (oltre a 150 mila euro di costi di personale e generali riconosciuti dal bando regionale) per ottenere un ritorno di 800 mila euro in termini di progetto realizzato, oltre ad una serie di benefici immateriali di pari valore, a favore delle imprese insediate, giovani, creative, ricche di know-how. Tenuto poi conto che magari tra qualche tempo ci saremmo trovati a sostenere lo stesso investimento come manutenzione straordinaria, ritengo vi sia una bella differenza”.

Una bella differenza sicuramente anche per le casse pubbliche: togliere l’ex caserma di via Poledrelli dal piano di alienazioni significa infatti rinunciare a un potenziale guadagno di 3,5 milioni di euro che potrebbero derivare dalla sua vendita (anche se, va rilevato, i due precedenti tentativi con base d’asta a 6 milioni sono andati deserti) e da reinvestire magari in parte proprio nell’imprenditoria innovativa con selezioni pubbliche e commissioni di esperti terzi e senza interessi economici nel territorio. E se, come afferma la presidente Zappaterra, quei 400mila euro un giorno sarebbero potuti essere necessari per i lavori di riqualificazione straordinaria, quegli stessi soldi si sarebbero potuti usare per la riqualificazione ordinaria utile a rendere l’immobile più appetibile sul mercato.

Ma se proprio l’ipotesi dell’alienazione risultasse impraticabile, suscita qualche perplessità l’opportunità che tutti questi soldi pubblici e i relativi spazi – che appartengono alla collettività – vadano a vantaggio di imprese private (o singoli o organizzazioni non-profit) – creative e innovative – selezionate discrezionalmente da un soggetto privato.

Di fatto oggi, in attesa di vedere se e quando le imprese insediate in Spazio Grisù diventeranno realmente produttive facendo fruttare l’investimento per tutto il territorio, il valore di tutta l’operazione è arrivato a quota 4,3 milioni di euro interamente a carico della collettività e data l’intenzione dichiarata di accedere a finanziamenti attraverso bandi pubblici, è probabile che cresca ancora.

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