Cronaca
26 Aprile 2010
Poche persone in piazza per il 25 Aprile. Dal palco parla una ragazza

La Resistenza, storia vera

di Redazione | 4 min

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Celeste Fabbri, III B del liceo “Ariosto” di Ferrara, sul palco

di Ingrid Veneroso

“Quest’anno siamo proprio in pochi qui. Mi pare quasi che ogni anno sempre meno persone si ricordino questa data. Io vengo anche se sono vecchio e certe volte non me la sento di stare tanto tempo in piedi”. È il commento sconsolato di uno dei membri anziani dell’Anpi, guardandosi attorno, ieri mattina, in piazza Trento e Trieste, poco prima dell’inizio delle celebrazioni ufficiali della Festa di Liberazione.

In effetti la piazza non era affollata. E tanti passanti non si sono fermati nemmeno un attimo. I più interessati sembravano quasi essere i turisti. Poi sono risuonate le voci dal palco. “Noi dell’Anpi e dell’Associazione Nastro Azzurro abbiamo scelto di non parlare oggi da questo palco per lasciare spazio ai nostri ragazzi: se la data del 25 aprile 1945 ha rappresentato una speranza, un sogno che si è realizzato, i giovani sono adesso il legame fra la nostra storia e questa nostra speranza”. Con queste parole Daniele Civolani, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ha dato il via alla celebrazione che ha fatto seguito all’alzabandiera e alla deposizione di una corona di alloro al sacrario dei Caduti della Libertà.

Dalle vecchie generazioni si è passati a quelle nuove. Come quella di Celeste Fabbri, portavoce degli studenti della III B del liceo “Ariosto” di Ferrara, cui è toccato il compito di dare nuova linfa alla commemorazione di questo 65mo anniversario. “Dai fatti storici che hanno visto il loro epilogo nel 25 aprile 1945 noi abbiamo ottenuto una grande eredità – ha detto la giovane studentessa -: la libertà di pensiero, di espressione, di religione, la libertà di scelta; grazie al sacrificio di tante persone ci è stata regalata l’opportunità di partecipare alla vita politica e civile del nostro paese e sopra di tutto, ci è stata consegnata la Costituzione. Noi siamo una generazione fortunata che ha l’opportunità di studiare, conoscere, crescere, ci viene insegnato a pensare con la nostra testa. Oggi si tende a considerare la libertà come un bene assoluto, acquisito, dimenticando cosa è costata al nostro paese questa conquista e con ancora maggiore leggerezza viene trattata la Carta Costituzionale, disattesa ed attaccata nei suoi principi fondamentali. Indagini recenti hanno raccontato di un preoccupante disinteresse dei cittadini verso la storia e la politica, una strisciante ignoranza che alimenta falsi storici, luoghi comuni, pregiudizi, sta creando dei giganteschi vuoti di memoria e allontana sempre di più le persone dalla vita civile e politica. La voglia di noi studenti di approfondire la conoscenza della storia e la curiosità verso i fatti del passato del nostro paese non possono rimanere una forma astratta: abbiamo bisogno di unire la nostra storia, quella vissuta dai nostri nonni, con il nostro futuro, abbiamo bisogno che la partecipazione sociale si trasformi in azione. La dittatura fascista non fu responsabilità di pochi attori politici ma di tutti coloro che lasciarono che tutto ciò accadesse. La responsabilità politica comincia dal “se”, dal personale impegno di ognuno nella vita civile. Per noi giovani il 25 aprile non è una consuetudine ma la scoperta del tornare a ricordare”.

Ha salutato poi la città Marcella Zappaterra, presidente della Provincia di Ferrara, che ha accolto con piacere l’impegno espresso dalle nuove generazioni verso la preservazione della nostra memoria storica, della libertà e dell’integrità della Costituzione. “I fatti della nostra storia conclusasi il 25 aprile 1945  furono una prova di riscatto civile e formano il fondamento della nostra Repubblica – ha affermato la presidente -. E’ encomiabile l’intento di far conoscere i fatti e i valori della Resistenza nella loro interezza, che si appelli alla lettura di tutti i fatti politici e umani di quel periodo”.

La Zappaterra si è fermata però anche sulle polemiche che anche quest’anno hanno accompagnato una ricorrenza che non per tutti, evidentemente, è sinonimo di unità. “E’ inaccettabile – ha stigmatizzato – la volontà di smitizzare la Resistenza, pure con i suoi limiti e le sue contraddizioni, fino ad allontanarla dallo status di “Storia Vera”: questo valicherebbe il limite del rispetto, quello che da qualsiasi partito e famiglia politica si deve nutrire per tutti quegli uomini che hanno dato la vita per il loro paese e per il loro cari: onore ai Resistenti”.

La presidente si è rifatta poi alle parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano che ha richiamato “all’unità, alla coerenza, alla costruzione di una più forte idea di Italia unita”. Come la rappresentante degli studenti anche la numero uno del Castello si è detta  “preoccupata per una conoscenza falsata, un’ignoranza che alimenta ipotesi scorrette, per una crisi culturale che non riguarda solo i principi della nostra Repubblica ma che dimentica pezzi di storia e tenta di rileggerla a tratti. Quello che ancora di più turba e ci deve vedere impegnati è lo scollamento sempre più evidente fra i cittadini e la vita politica del paese”. Probabilmente la piazza semivuota ha fatto effetto anche a lei.

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