Chi lo conosceva lo chiamava “il pilota gentiluomo”. Alle spalle aveva 30.000 ore di volo. Aveva una lunga carriera in Aeronautica ed era stato un pilota di Alitalia, ora in pensione, e da poco gli era stato rinnovato il brevetto di volo. Domenico Careri, 78 anni, nato a Portomaggiore, è una delle vittime del drammatico incidente avvenuto giorni fa sulle acque del Tevere.
Careri era partito con il suo elicottero biposto modello R22 dalla sua villa a Torrita Tiberina, Al suo fianco c’era Elena Andrioli, veronese di 75 anni, in quei giorni ospite a casa sua assieme al marito.
Per cause ancora da accertare il velivolo è precipitato nel pomeriggio di venerdì 10 luglio nelle acque del Tevere nell’area della Riserva naturale di Farfa, tra le province di Roma e Rieti, inabissandosi e non lasciando scampo ai due occupanti.
Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta da parte della procura di Rieti. Anche l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (Ansv) ha aperto un fascicolo d’inchiesta per fare luce sull’incidente. L’ipotesi al momento giudicata più attendibile parla di un contatto tra l’elica e un cavo dell’alta tensione a soli quindici metri di altezza dal terreno.
Careri era decollato da pochi secondi e il suo elicottero aveva percorso appena un chilometro quando c’è stato il contatto fatale.
I corpi sono stati recuperati dal nucleo sommozzatori dei Vigili del Fuoco dopo lunghe ricerche. Gli uomini del 115, con l’ausilio di una gru, hanno sottratto alle acque del fiume anche il relitto, che sarà una prova fondamentale per gli inquirenti per ricostruire le cause della tragedia. In particolare se l’urto con i cavi dell’alta tensione è stato causato da una disattenzione o da un guasto.
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