Economia e Lavoro
6 Ottobre 2017
Sindacati e lavoratori: «La situazione è grave, servono le risorse per svolgere le funzioni fondamentali ma i bilanci quadrano solo con alienazioni occasionali di patrimonio»

Province nel caos dopo la riforma, arriva lo sciopero dei dipendenti

di Redazione | 3 min

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La riforma delle province che porta il nome del ministro Graziano Delrio non è decisamente una delle più riuscite degli ultimi anni: gli enti hanno mantenuto molte importanti funzioni, ma sono stati pesantemente azzoppati dal punto di vista economico cosa che ne inficia l’operatività. Ed è per questo che venerdì 6 ottobre anche a Ferrara i dipendenti provinciali e quelli dei centri per l’impiego sciopereranno.

«La scelta dello sciopero, per quanto gravosa per cittadini e lavoratori, è ormai inevitabile di fronte alla situazione che si è venuta determinando in questi anni per le Province e le Città Metropolitane», si legge in una nota inviata dai segretari generali di Fp-Cgil (Natale Vitali), Cisl-Fp (Francesco Bertelli) e Sabrina Cerini (Uil Fpl) e firmata anche dai “lavoratori della Provincia di Ferrara”.

«Noi lavoratori abbiamo sempre contestato il merito e le modalità della riforma di questi enti perché, pur se persuasi della necessità di una riorganizzazione, non abbiamo condiviso un approccio che si è mostrato molto più interessato ai tagli delle risorse che alla corretta allocazione delle funzioni – prosegue la nota -. Crediamo che l’ormai cronico stato di fragilità finanziaria che caratterizza le Province e le Città Metropolitane confermi le nostre previsioni, anche alla luce degli esiti del referendum costituzionale, tanto che siamo giunti alla paralisi dei servizi per assenza di risorse e a organici falcidiati, causato dal permanere del blocco del turn-over. La situazione è grave perché servono le risorse per svolgere le funzioni fondamentali che la legge ci affida, mentre la quadratura del bilancio provinciale è sempre più legata all’alienazione occasionale e forzata del patrimoni».

Per quanto riguarda l’ente estense, sindacati e lavoratori ricordano che «la Provincia di Ferrara deve far fronte a un impegno manutentivo su 850 chilometri di strade provinciali e 43 edifici scolastici più 21 palestre, in cui entrano ogni mattina circa oltre 14mila studenti, coadiuvati da relativi insegnanti e personale tecnico-amministrativo.  A tutto ciò vanno aggiunti gli edifici in uso alle altre Istituzioni, tra le quali Prefettura e Ufficio scolastico, oltre alle strutture di interesse storico come biblioteche e musei o naturalistico come le valli e le oasi naturalistiche».

Ma non è tutto perché c’è ancora la questione relativa alla Polizia Provinciale di Ferrara che «continua a svolgere gli stessi compiti di prima, ossia il controllo del territorio rurale con particolare attenzione alla tutela della fauna selvatica, cioè il controllo dell’esercizio venatorio e della pesca, così come il controllo ambientale e il controllo del rispetto delle norme sulla circolazione stradale. Un sistema integrato di controllo del territorio, basato sul coordinamento di più Polizie locali e nazionali, comporta però la necessità di mezzi economici di cui ogni amministrazione deve disporre. Tale situazione porta a limitazioni inaccettabili dei mezzi a disposizione degli operatori di polizia nonché della consistenza degli organici e del loro turn-over. Il risultato è l’aumento dei rischi per la salute e la sicurezza degli stessi operatori, oltre a disattendere le richieste d’intervento dei cittadini».

«Non possiamo inoltre dimenticare l’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia Romagna che non ha trovato compiutezza perché non sono stati coperti i posti indispensabili al funzionamento dell’Agenzia stessa – si legge ancora nella nota -. I lavoratori dei Centri Impiego sono transitati dal 1° agosto 2016 all’Agenzia ma risultano, agli effetti pratici, gestiti ancora dalla Provincia in mancanza della capacità gestionale della struttura che dovrebbe accoglierli. Questi lavoratori finiscono anche per essere penalizzati economicamente perché impossibilitati ad accedere al salario incentivante e vivono tutt’ora in un limbo dovuto al rinvio di competenze per gli aspetti relativi alle trasferte, malattie, buoni pasto, trattamenti economici. A questo va aggiunto la disparità di trattamento sul territorio regionale per lavoratori dello stesso ente e con il medesimo inquadramento. È chiaro – concludono sindacati e lavoratori – che in questo contesto, la mancanza di risorse certe e sufficienti destinate all’attuazione di quelle politiche attive per il lavoro previste dall’ordinamento ed indispensabili allo svolgimento dei compiti dei Centri per l’Impiego finisce per impattare sui servizi al cittadino».

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