Cronaca
4 Ottobre 2017
Si è concluso il processo per stalking. Marcello aveva chiesto gli arresti domiciliari dopo esser finito in ospedale

Omicidio Cenci. La lunga scia di persecuzioni prima di essere ucciso

di Redazione | 3 min

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Si è concluso il primo, il minore, dei processi a carico di Eder Guidareli, quello per stalking. Il 32enne in stato di fermo per l’omicidio di Marcello Cenci era stato denunciato un anno fa, quando ebbe inizio la lunga scia di angherie subite dalla vittima prima di essere ucciso.

La prima, riportata nel capo di imputazione, risale al 26 agosto del 2016. Eder e Marcello, amici da sempre fino alla folle gelosia scoppiata attorno a una ragazza, si incontrano nel pomeriggio in piazza Bruno Buozzi, a Pontelagoscuro, dove le famiglie abitano e si conoscono da tre generazioni. Guidarelli manifesta subito le proprie intenzioni e ne esce un diverbio. Cenci cerca di allontanarsi ma l’altro lo raggiunge e gli sferra un pugno sull’occhio tanto forte da farlo crollare a terra. Mentre la vittima era a terra Guidarelli continua a coprirlo di insulti e poi di calci. Sono gli astanti e fermare quella furia.

Non contento, nonostante Cenci cercasse, pur ferito, di parlare con lui, Guidarelli ricomincia ad aggredirlo. A quel punto è solo l’uscio di casa a salvare la vittima.

Il mattino dopo, il 27 agosto del 2016, Eder si fa trovare davanti alla casa dell’ex amico. Suona incessantemente il campanello. Per evitarlo Cenci chiama un amico, che lo fa uscire dall’ingresso secondario e lo scorta fino a casa sua.

Nonostante tutto questo Cenci non denuncia l’aggressore. Sia per paura di ripercussioni sia per salvare i buoni rapporti di amicizia che intercorrevano tra le rispettive famiglie.

Nel frattempo Marcello cerca di allontanarsi il più possibile dal suo aguzzino. Va in Spagna, a Valencia, per cercare lavoro. Ma l’ex amico lo raggiunge anche lì. È il 1° novembre. Guidarelli si palesa nel pub frequentato dal coetaneo. Dopo un primo tentativo di dialogo, Guidarelli lo minaccia e gli chiede di mostrargli il telefono per controllare dati e conversazioni. Di fronte al rifiuto di questi, ecco partire un altro pugno al volto. Cenci cade a terra e l’altro lo colpisce di nuovo al volto e al corpo tanto forte da fargli perdere conoscenza. Viene soccorso subito dai clienti del pub e dai passanti che chiamano il soccorso sanitario spagnolo.

Nel frattempo Eder sparisce portandosi dietro il cellulare di Cenci, dal quale manda messaggi rassicuranti alla madre della vittima: “mamma sono a lavoro Eder l’ho visto e abbiamo parlato da adulti ciao state tranquilli”, ed ancora “si mamma ciao state sereni siamo adulti ho fatto una cazzata e me ne pento gli ho detto oggi gli faccio vedere Valencia”.

L’avvocato Valentina Bordonaro

Alla luce di ciò l’avvocato Valentina Bordonaro aveva chiesto l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, oltre all’inibizione di non comunicare con lui. Successivamente il legale scriverà una memoria integrativa alla querela, per ribadire la necessità di una misura nei confronti di Guidarelli. Ormai Marcello non esce più di casa per il terrore che l’ex amico torni, ha paura a rientrare in Italia e teme anche per l’incolumità dei propri cari rimasti a Ferrara.

Si arriva al 26 dicembre, la notte dell’aggressione più feroce. Guidarelli si apposta vicino all’abitazione di Cenci, nascosto nel sedile posteriore della macchina. Ha con sé un oggetto contundente. Non appena vede la vittima gli salta addosso e infierisce su di lui colpendolo con violenza alla testa.

A evitare il peggio sono le urla e le richieste di aiuto dei genitori, che chiamano i carabinieri. A quel punto l’aggressore fugge in auto, mentre Cenci viene ricoverato all’ospedale di Cona. Qui viene sottoposto a un intervento chirurgico di sutura delle ferite riportate. Il referto parla di “emorragia profusa dal cuoio capelluto determinata da ferite lacere multiple”. La prognosi iniziale parla di 30 giorni.

Cenci in quell’occasione sporgerà una nuova denuncia dal lettino del reparto di Neurochirurgia chiedendo gli arresti domiciliari per il suo persecutore.

Una postilla finale al documento fa riflettere oggi, alla luce di quanto accaduto in seguito a quell’evento: se Guidarelli (“totalmente libero di agire indisturbato”) “non fosse stato interrotto avrebbe certamente portato a termine il suo intento omicida”.

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