Attualità
15 Agosto 2017
Stefania Carnevale: “C’è bisogno dello sguardo politico per mantenere attiva la comunicazione tra interno ed esterno”

Consiglieri in carcere a Ferragosto: “Spazi troppo pieni e tempi troppo vuoti”

di Redazione | 3 min

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Cercare di portare simbolicamente “la città nel carcere, e il carcere nella città”. Questo il nobile intento della neo garante dei detenuti Stefania Carnevale con il caldo – in tutti i sensi – invito che ha visto, nella mattinata di Ferragosto, la partecipazione alla visita presso la casa circondariale di Ferrara da parte dei consiglieri comunali Leonardo Fiorentini, Ilaria Baraldi, Giulia Bertelli, Davide Bertolasi, Dario Maresca, Elisabetta Soriani, Alessandro Talmelli, Mauro Vignolo e Bianca Maria Vitelletti.

Una giornata di festa per il mondo esterno, ma di stasi dentro le mura di quello “che fa pensare ad una sorta di universo parallelo, di una città dentro la città”, lo definisce Carnevale, nel quale soprattutto durante il periodo estivo si vive l’interruzione di quelle attività che contribuiscono a mantenere un po’ di umanità anche nella situazione detentiva.

“La pena riguarda esclusivamente la privazione della libertà – ricorda la garante – ma non di tutti i diritti. Ed è nel mantenimento di questi diritti, e quindi nella comunicazione tra interno ed esterno, che diventa importante lo sguardo della città e soprattutto quello politico”. Sguardo che, nel senso più letterale del termine, i consiglieri hanno potuto dare principalmente alle attività quotidiane della vita detentiva, visitando due sezioni penali, oltre agli spazi comuni – passeggi, cucina, chiesa, e laboratori.

“Aver portato l’istituto alberghiero dentro queste mura ha dato una svolta – racconta la comandante Annalisa Gadaleta, illustrando la realizzazione di un orto, nell’ultimo anno, mantenuto a rotazione da una ventina di detenuti, con la rispettiva produzione di prodotti e un corso di formazione sul giardinaggio, che si affianca, a livello di volontariato, a quello di informatica piuttosto che al laboratorio di bricolage. “Quest’ultimo – racconta Gadaleta – è nato dalla dedizione di due detenuti ergastolani, che, come prevede l’articolo 12, l’hanno creato in maniera autonoma”.

Sebbene le notizie di cronaca sembrino dire altro, “queste attività riducono notevolmente le aggressioni e gli eventi critici”: infatti, dall’inizio dell’anno, “di aggressioni vere e proprie ce n’è stata solo una – riferisce il vice comandante Valentino Bolognesi – perché le altre quattro sono state riportate alla stampa in modo non del tutto corretto”. Queste ultime – compreso l’episodio più recente – sono infatti ‘di rimando’, ossia non aggressioni volontarie ma avvenute in seguito a un intervento del personale penitenziario a fronte di una lite già in atto fra detenuti.

Notevole la riduzione anche degli episodi di autolesionismo che, come spiega il dottor Ferraresi, è “un modello di sistema culturale tipico delle regioni nord-africane”. E se il fenomeno del suicidio non è invece prevedibile al 100%, “ciò su cui può lavorare il sistema sanitario è la salute mentale, ancor prima della psichiatrizzazione”.

Niente ghettizzazioni, poi, fra i 365 detenuti ad oggi presenti a Ferrara, di cui 128 stranieri (fra Albania, Marocco, Tunisia, Romania, Moldavia, Nigeria e altri Stati): “Il trattamento è uguale per tutti – conferma la comandante – eccezion fatta per il corso di alfabetizzazione, di cui comunque, possono fruire tutti”.

Una realtà, quella del carcere, “il cui problema, se così si può riassumere, è quello di avere spazi troppo pieni e tempi troppo vuoti”, prosegue la garante Carnevale. “Un’inversione di coordinate su cui bisogna lavorare anche con l’ausilio del mondo politico (perchè implica costi, sforzi e personale), per fare della detenzione non un tempo vuoto ma un tempo pieno”.

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