Più di 200 persone, a piedi e in bicicletta, arrivate anche da Bologna, da Modena, dal Veneto, una curiosa, interessata e pacifica invasione, si sono radunate tra la statua di Savonarola ed il muretto del Castello, dove hanno depositato decine di garofani e di rose rossi in onore degli antifascisti e dei partigiani che hanno lottato contro il regime fascista e l’occupante nazista.
La storica Antonella Guarnieri, per il Centro di documentazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza del Comune di Ferrara, li ha accompagnati in un percorso storico che ha ricostruito i primi mesi dello squadrismo agrario, centrando l’attenzione sulle violenze e le uccisioni che il fascismo, in mano ai grandi proprietari terrieri, esercitò non solo in provincia, ma anche in città.
Il racconto, basato sulle ricerche decennali, sia archivistiche sia bibliografiche, della storica ha messo in luce come gli agrari estensi, i più potenti d’Italia in quel momento, dopo l’eccidio di Palazzo d’Accursio, causato dai fascisti, anche ferraresi, che non volevano che si insediasse la giunta socialista, decisero di impossessarsi del fascio estense il quale, improvvisamente, tra il 21 novembre e il 20 dicembre del 1920, aumentò enormemente i propri iscritti, molti dei quali provenivano dalle Provincia.
L’eccidio del Castello estense del 20 dicembre del 1920, dove morirono 4 fascisti e due socialisti, mise in luce il piano del fascio, ormai agrario, far cadere la giunta socialista ed iniziare il processo di distruzione del movimento bracciantile, delle leghe e dei partiti, socialista e popolare che si preoccupavano del benessere delle vessate classi bracciantili.
Un esercito squadrista, equipaggiato di tutto punto, armi a ripetizione, bombe, camion, motociclette, benzina, nelle mani dell’uomo, Italo Balbo, che organizzò le terribili, devastanti, capillari violenze rivolte contro tutti quelli che si opposero al volere degli agrari e dei loro gendarmi fascisti.
Anche la città fu colpita: offesi, picchiati, ingiuriati, uomini, donne, bambini, Giacomo Matteotti, Autunno Ravà, Alda Costa, tutti socialisti e addirittura uccisi un fornaio Carlo Borghetti, al quale spararono davanti alla cattedrale e il diciassettenne Tullio Zecchi, ucciso in zona Darsena, dai fascisti.
Angoli, piazze, palazzi, case, locali pubblici, farmacie che raccontano la storia di una città tranquilla trascinata dagli agrari e dai fascisti al loro servizio in un clima di violenza e terrore.
Alla fine del percorso un incontro presso il circolo arci per presentare il podcast di Giacomo Locci, del collettivo Cumbre, scritto con la consulenza storica di Antonella Guarnieri, per il Centro di documentazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza e sostenuto da Lega Coop e Regione Emilia Romagna.
L’incontro, molto vivace e partecipato si è concluso con la richiesta di altri incontri di approfondimento del periodo fascista, simili. Conoscere un’idea ed un regime violenti e liberticidi, perché non accada mai più.
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