Cronaca
30 Marzo 2017
L'Ausl gli contesta migliaia di euro. La difesa: “Non si è impossessato di nulla”

Soldi pubblici per ospitare persone disagiate, parroco a processo

di Redazione | 2 min

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Secondo l’accusa avrebbe percepito indebitamente erogazioni pubbliche. È a processo per un reato ai danni di un ente pubblico un sacerdote che opera in provincia di Ferrara con la sua associazione che da anni accoglie, spesso gratuitamente, persone in difficoltà.

Il “don”, G.L., 65 anni, è accusato di aver ottenuto finanziamenti per ospitare quattro persone nella struttura di cui è rappresentante legale senza però ottemperare a tutte le dovute prescrizioni.

Tutto nasce da alcune verifiche effettuate dalla guardia di finanza nel 2015. In mezzo al gran numero di persone con problemi di tossicodipendenza e salute mentale accolte, sono emerse le posizioni di quattro ospiti per i quali sarebbero stati richiesti all’Ausl di Ferrara rimborsi non dovuti, dal momento che alcuni soggetti non erano presenti nella struttura al momento delle verifiche. In altri casi sarebbero stati richiesti rimborsi al 100% anziché in percentuale inferiore nonostante le persone accolte fossero ricoverate in ospedale.

In sostanza il parroco ospitava persone emarginate e in stato di disagio, per lo più ospiti provenienti dai servizi di igiene mentale, ma sarebbe da provare il fatto che quelle persone, per accudire le quali il don riceveva finanziamenti dall’Asl, erano effettivamente ospitati presso la sua struttura.

E ora l’azienda sanitaria – costituitasi parte civile – contesta al prete 11mila euro di soldi (ma una parte dei quali è già stata stralciata dal processo in quanto attinente ad altra struttura) incamerati da giugno 2015 a gennaio 2016.

“Ma il sacerdote non si è impossessato di nulla”, assicura l’avvocato Barbara Grandi. La difesa sostiene che il tutto discende da errori fatti in buonafede, dovuti alla circostanza che gli ospiti entrano ed escono dalla struttura senza dare la possibilità al servizio di contabilità di verificarne passo per passo gli spostamenti. “Abbiamo voluto andare a dibattimento – aggiunge il legale – proprio per chiarire che l’unica cosa che ha fatto il mio assistito è stata prendersi cura di persone emarginate all’interno di una situazione moloto difficile da gestire”.

Ieri si è tenuta davanti al tribunale collegiale (presidente Vartan Giacomelli, a latere Debora Landolfi e Carlo Lauletta) l’udienza filtro, con l’ammissione tesi e prove. Alla prossima udienza il pm Stefano Longhi esaminerà i testi di accusa e parte civile.

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