Politica
16 Novembre 2016
Interpellanza sull'inchiesta della procura. "Poco credibile che i due indagati abbiano proceduto autonomamente"

Caso Camelot, Rendine: “Pressioni politiche per l’affidamento diretto”

di Redazione | 2 min

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Francesco Rendine

Francesco Rendine

E’ poco credibile che due dipendenti del Comune di Ferrara abbiano deciso autonomamente di effettuare delle assegnazioni dirette ad una cooperativa, quindi è più presumibile che vi possano essere state pressioni politiche da parte di qualche figura istituzionale a cui il sindaco ha delegato importanti funzioni.

E’ l’ipotesi avanzata dal consigliere comunale Francesco Rendine (Gol) in merito all’inchiesta della procura di Ferrara sugli affidamenti diretti di Comune e Asp nei confronti della cooperativa Camelot, per cui sono indagate due persone dipendenti, una direttamente e l’altra indirettamente, del Comune per verificare se vi sia stata una violazione del codice degli appalti.

Rendine presenta i suoi dubbi in una interpellanza inviata al sindaco Tiziano Tagliani e per conoscenza al procuratore di Ferrara. Il consigliere ha già interpellato diverse volte l’amministrazione comunale circa l’opportunità di effettuare delle gare ad evidenza pubblica relativamente ai progetti affidati con sospetta ricorrenza a Camelot.

L’esponente di Gol torna quindi a esprimere i suoi “forti dubbi sulla possibilità che vi siano state parcellizzazioni di affidamenti di servizi simili allo scopo di ridurre l’importo totale della gara e di conseguenza evitare un confronto più ampio”. Codice degli appalti alla mano, Rendine si spiega con un esempio esemplificativo: “poiché importi modesti non prevedono gara d’appalto si potrebbero assegnare 100 progetti di mediazione culturale da 3000 euro ciascuno, tuttavia se il progetto è il medesimo, e prevedibile, per legge si deve fare un’unica gara a valenza europea da 300.000 euro”.

Inoltre l’amministrazione, attraverso l’assessore alle politiche sociali Chiara Sapigni, “ha dichiarato di non conoscere i soci lavoratori della suddetta cooperativa – prosegue Rendine – e quindi, di fatto, non è a conoscenza se esistono o meno situazioni di incompatibilità della società cooperativa a responsabilità limitata e l’amministrazione”.

“E’ curiosissimo che il sottoscritto, che non è un esperto di appalti e contratti, abbia paventato come la procedura utilizzata fosse quantomeno foriera di perplessità, perplessità che sono state indirettamente confermate dalla magistratura che ha ritenuto opportuno approfondire il comportamento tenuto dall’amministrazione nel caso specifico” conclude Rendine, secondo il quale è “poco credibile che chi è esperto di appalti pubblici possa assegnare di propria volontà e senza alcuna pressione progetti ad una società di capitali”. Da qui la richiesta al sindaco di sapere se vi possano essere state pressioni politiche sull’affidamento diretto.

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