Politica
18 Giugno 2016
Modonesi e Trentini: “La persona ha alzato notevolmente la voce e le due agenti si sono allontanate”

Vigilesse cacciate, la versione ufficiale minimizza l’aggressione

di Redazione | 4 min

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grattacielo maggio 2016 gad polizia carabinieri finanza municipale unità cinofile 22Dopo due giorni di polemiche infuocate arriva la versione ufficiale sul comportamento delle due vigilesse aggredite nei giardini del grattacielo. Una versione che parla di due episodi e due aggressioni diverse. Mentre le parole della comandante della Polizia Municipale Laura Trentini facevano riferimento all’episodio di cui parlava il nostro quotidiano, quelle dell’assessore alla sicurezza Aldo Modonesi riguardavano un altro antecedente.

Lo specificano in una nota congiunta l’assessore comunale alla sicurezza urbana Aldo Modonesi  e la comandante della Polizia Municipale Laura Trentini.

“I numerosi articoli pubblicati sugli organi di informazione locale in questi giorni sulla Zona Giardino – è il loro esordio -, hanno proposto una lettura degli avvenimenti che a nostro avviso non ha reso giustizia all’operato della Polizia Municipale, lasciando spazio anche ad esternazioni di chi, più che avere a cuore il bene della città, preferisce amplificarne gli effetti. Viene criticata inoltre l’amministrazione comunale per incoerenza, dato che si attribuiscono dichiarazioni opposte da parte dell’assessore alla sicurezza e della comandante della Municipale”.

Quindi, “per tutelare il buon operato di tanti agenti di PM che ogni giorno affrontano a viso aperto le notevoli difficoltà del territorio e per rassicurare i cittadini sulla fiducia che su di essi possono riporre”, i due esponenti dell’amministrazione ritengono opportuno “chiarire definitivamente lo svolgimento dei fatti, come risultano dalle relazioni di servizio e dalle registrazioni telefoniche”.

Del primo episodio Modonesi aveva già fatto menzione nel suo precedente intervento di mercoledì: “(anche se nessuno se ne è accorto) è successo sempre ad agenti della nostra Municipale l’altro ieri quando gli chiedi i documenti, gli imponi di mantenere un comportamento corretto, li costringi a spostarsi e a restituire il territorio ai residenti. Agenti che non hanno avuto paura di affrontare gli spacciatori, che hanno fatto il loro dovere e che semplicemente, come era giusto che fosse, hanno chiamato doverosamente rinforzi una volta messi in difficoltà e intimiditi”.

E la nota congiunta non fa altro che ripeterlo: “gli Agenti che stavano pattugliando le mura di Belvedere sono stati dapprima accerchiati da un gruppo di uomini indispettiti dalla loro presenza e dai loro controlli, i quali però si disperavano nel momento in cui gli Agenti chiamavano in rinforzo una pattuglia dei Carabinieri di zona, che purtroppo si rivelava successivamente indisponibile”.

Nel secondo caso invece, le due agenti, “nel controllare un velocipede apparentemente abbandonato, venivano avvicinate dal proprietario il quale lamentava i continui controlli. Infatti la persona, più volte identificata, si intratteneva con le agenti in un colloquio in lingua inglese durante il quale l’extracomunitario alzava notevolmente la voce, come d’abitudine per certe etnie, al termine del quale le due agenti si allontanavano”.

Fatti che risulterebbero pure dalla registrazione della telefonata di un cittadino, il lettore che ha scritto a Estense.com, “il quale dal suo punto di osservazione non poteva certo comprendere il dialogo, bensì notava un gruppo che stava avvicinandosi verso l’amico e le poliziotte municipali. Da qui la sua preoccupazione che evidentemente esternava ad alcuni mezzi di comunicazione”.

“Risulta pertanto vero – concludono Modonesi e Trentini – sia che in caso di effettiva difficoltà i rinforzi vengono attivati sia che gli agenti sanno destreggiarsi nelle diverse situazioni, senza indietreggiare davanti al pericolo, ma nemmeno fomentando inutili confronti”.

In sostanza la nota cerca di ridimensionare la gravità dell’episodio di martedì e ‘assolve’ le due agenti: le vigilesse non sarebbero state aggredite e quindi non sarebbero state vittime di minacce a pubblico ufficiale previsto dall’articolo 336 del codice penale. E, di conseguenza, per loro non ci sarebbe stato l’obbligo di procedere d’ufficio, e quindi denunciare l’aggressore. L’atteggiamento dello straniero potrebbe altrimenti configurare, se non quello di minaccia, quello di oltraggio, non più previsto però dalla legge come reato. Ma solo se la minaccia abbia costretto “il pubblico ufficiale a fare un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto dell’ufficio”, come precisa la sentenza della Cassazione penale 17 luglio 2012, n. 28701.

Dalla nota, infine, emerge anche un altro dettaglio sul lancio di sassi: “Durante l’azione congiunta con le altre forze dell’ordine, svoltasi giovedì scorso – si legge nel comunicato -, dopo due distinti inseguimenti e dopo aver affrontato in prima linea la sassaiola di un gruppo di extracomunicati che si sono dispersi attraverso il terrapieno della ferrovia, due ufficiali e sei agenti della PM hanno denunciato due nigeriani, F.C. e S.S., per resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di farsi identificare”.

“Nel ribadire la costante presenza della Prefettura finalizzata al coordinamento di tutte le Forze sul territorio – chiudono Modonesi e Trentini – , si conferma un particolare ringraziamento agli uomini e donne della Municipale che con decisione presidiano il nostro territorio comunale, incuranti di quelle critiche artefatte e funzionali a scopi ad essi estranei”.

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