Politica
14 Marzo 2016
Inchiesta di Estense.com sulla 'rassegnazione' dei ferraresi

Dov’è finito il Movimento?

di Marco Zavagli | 3 min

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Un banchetto del referendum autogestito contro turbogas e inceneritore

Un banchetto del referendum autogestito contro turbogas e inceneritore

Non sono passati nemmeno dieci anni eppure una stagione intensa della politica e della partecipazione sembra lontana anni luce. Sembra di frugare in una memoria ingiallita quando si pensa alle tante sigle che fino a pochi anni fa campeggiavano nel panorama politico, sociale e culturale di Ferrara.

C’erano Rete Lilliput, FerrAria Pulita, Comitato Ferrara Città Sostenibile, Medicina democratica, Meet up amici di Beppe Grillo, le sezioni locali (e attive, attivissime) di Legambiente, Wwf e Greenpaece, Amici della bicicletta, Vandana Shiva, comitato Circoscrizione Nord Ovest, le associazioni Cittadini di Vaccolino e Boschetto, Cittadini contro l’elettrosmog.

Oggi qualcuno ancora esiste, resiste, insiste. Ma sinceramente non se ne sente granché parlare. L’iniziativa singola ed estemporanea ricorda il giapponese perduto su un’isola che ancora ignora la fine delle ostilità.

Eppure, “una volta”, tutti quei piccoli satelliti sopra elencati erano stati capaci di formare una galassia che era riuscita a portare in strada e al voto (autogestito) oltre diecimila ferraresi. Cifre impensabili oggi se paragonate all’attuale “disobbedienza”, che per l’aumento ingiustificato (o giustificato in molte maniere diverse) delle tasse – giusto per fare un esempio – ha raccolto in piazza municipale 180 ombrelli.

Allora la galassia si era mossa attorno ai problemi ambientali. Inquinamento nel quadrante est, in quello ovest, gli effetti dell’inceneritore, la costruzione della turbogas, l’ospedale in città. Il suo apice questo “Movimento” lo raggiunse nel febbraio del 2007. Il 10 e l’11 febbraio 11539 cittadini parteciparono al referendum autogestito (quello consuntivo venne negato due volte dall’amministrazione Sateriale) contro la triplicazione dell’inceneritore dei rifiuti e la costruzione della Turbogas da 800MWe. Il “no’ conquistò la quasi unanimità.

La sollecitazione dell’opinione pubblica riuscì a scomodare anche Bersani. L’allora ministro dello sviluppo economico si scagliò contro l’ordine dei medici dell’Emilia-Romagna, reo di aver manifestato le proprie preoccupazioni per il progetto di Hera avvallato dal Comune di Ferrara.

Il secondo grande segnale fu la mobilitazione per il mantenimento del pronto soccorso in città, organizzato nell’aprile 2011 da Progetto per Ferrara con l’aiuto del Movimento 5 stelle, ma appoggiato all’esterno anche da altre sigle. Votarono in 14423. Cifre impensabili oggidì.

In questi tempi invece il dibattito politico e sociale, indipendentemente dalle posizioni, sembra sepolto sotto una coltre di immobilismo, rotto a tratti da rigurgiti di populismo spesso più interessati che interessanti.

Eppure quei problemi anche oggi non dovrebbero essere tramontati. Certe sensibilità dovrebbero ancora scaldarsi di fronte a notizie come quella dell’Organizzazione Mondiale della sanità che schiaffa Ferrara tra le 25 città italiane con l’aria più irrespirabile, o tra i capoluoghi con maggior concentrazione di tumori della Penisola.

A nulla è servito nemmeno il classico senno di poi. Cona è cosa fatta (diciamo così) e la promessa del mantenimento del pronto soccorso in Giovecca si è rivelata una bufala. La turbogas che doveva risolvere i problemi di approvvigionamento energetico del polo chimico si è rivelata un bluff, dato che “rispondere all’oneroso costo dell’energia rimane un obiettivo da perseguire”. Parole della Filctem Cgil, non certo nemici giurati dei governi locali di centrosinistra.

E i ferraresi? Niente. Poco e niente. “Ormai ci siamo abituati a tutto” è la litania che sentiamo sempre più spesso. Attenzione però. Ambrose Bierce nel suo “Dizionario del diavolo” avvertiva che l’abitudine sono le “manette per gli uomini liberi”.

Chiediamoci allora se il Movimento è davvero scomparso? O se invece può ancora riuscire a creare partecipazione nella nostra città. Abbiamo girato la domanda a molti dei protagonisti di allora. Alcuni hanno qualche capello bianco in più e, forse, lo sguardo più disilluso. Altri hanno lasciato la politica, altri si sono rituffati nella loro vita privata, altri ancora rimangono attenti, forse in attesa di un Godot, ma per ora dalle retrovie.

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