Cronaca
25 Febbraio 2016
Il tribunale di Rovigo ha acquisito il materiale probatorio del primo processo dopo l'annullamento da parte della Cassazione

Omicidio Burci, i testimoni dovranno tornare in aula

di Redazione | 3 min

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Paola-Burci1Sono comparsi entrambi davanti alla Corte d’Assise di Rovigo, per rispondere alla stessa terribile accusa che li ha già visti soccombere a Ferrara: il barbaro omicidio di Paula Burci, la giovane prostituta bruciata viva dai suoi aguzzini perché voleva uscire dal loro giro di sfruttamento. Gianina Pistroescu e Sergio Benazzo sono tornati dallo status di ergastolani a quello di ‘presunti assassini’, dopo il clamoroso colpo di scena giudiziario del luglio 2014.

Quando la prima sezione della Cassazione penale annullò senza rinvio la sentenza della Corte di Assise di Ferrara per incompetenza territoriale, trasmettendo gli atti alla procura di Rovigo. E ora il nuovo processo, che riparte dalla fase istruttoria, sta finalmente entrando nel vivo.

Si tratterà con ogni probabilità di un processo più veloce di quello avvenuto a Ferrara, in quanto il fascicolo del dibattimento è già correlato da numerosi atti – dagli incidenti probatori ai verbali della corte – su cui si era basata l’inchiesta ferrarese, conclusasi con la condanna all’ergastolo per entrambi gli imputati. Durante la prima udienza filtro e ieri, all’apertura del dibattimento, i giudici di Rovigo hanno infatti accolto tutto il materiale probatorio utilizzato nel processo ferrarese, respingendo anche una eccezione preliminare della difesa circa una mancata notifica agli imputati dell’avviso di conclusione indagini da parte della procura di Ferrara. Torneranno poi sul banco dei testimoni tutte le persone che parlarono durante il primo processo, dagli ufficiali di polizia giudiziaria (per la parte dell’accusa) ai conoscenti di Paula e dei suoi due aguzzini.

Sergio Benazzo e Gianina Pitroescu

Sergio Benazzo e Gianina Pitroescu

La vicenda di Paula Burci sconvolse l’opinione pubblica, colpita dalla crudeltà e dall’efferatezza dei suoi assassini. Paula venne portata in Italia dal cugino con la promessa di un posto come colf. La giovane, dopo un breve soggiorno in un albergo di Ferrara, venne ospitata insieme a Gianina in casa di Benazzo. E da ogni sera veniva portata sulla strada per prostituirsi. Il complice incassava per il disturbo 180 euro al mese di affitto e 20 euro per ogni tragitto.

Paula decise di scappare dai suoi aguzzini dopo essersi innamorata di un ragazzo italiano, che comparirà poi come uno dei principali testimoni dell’accusa. Ma gli sfruttatori avevano ben altri piani in serbo per lei: dopo averla ritrovata la massacrarono a colpi di martello, forcone, calci e pugni. Paula perse conoscenza e la portarono al margine di un bosco. Nonostante respirasse ancora, come testimoniò in videoconferenza la compagna di cella della Pistroescu detenuta in Romania (che testimonierà nuovamente nel processo di Rovigo), la bruciarono viva e coprirono i resti carbonizzati con un tronco.

Il suo corpo carbonizzato venne ritrovato il 24 marzo del 2008 da alcuni ragazzi a spasso con i propri cani nella zona golenale di Zocca di Ro. Ci vorrà del tempo prima di dare un nome e un volto a quelle spoglie. Ci vorranno tre anni di indagini prima di mettere le manette ai polsi ai sospettati numeri uno dell’omicidio. Le forze dell’ordine arrestano nella sua casa di Villadose di Rovigo Sergio Benazzo, idraulico di 39 anni. Gianina Pistroescu, rumena di 41 anni, viene raggiunta dall’ordine di esecuzione a Craiova, in Romania, dove è detenuta per una condanna a 5 anni per sfruttamento della prostituzione. Al termine del processo, il 17 luglio 2012, i due furono condannati all’ergastolo, confermato l’anno successivo dalla Corte d’Appello di Bologna.

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