Cronaca
17 Luglio 2012
Il verdetto della Corte di Assise accoglie la richiesta della procura

Condanna all’ergastolo per la morte di Paula

di Marco Zavagli | 3 min

Il giudice Marini legge il verdetto della Corte di Assise

Ergastolo con isolamento diurno per due mesi per Gianina Pistroescu e Sergio Benazzo. La Corte d’Assise di Ferrara ha accolto in toto la richiesta della pm Barbara Cavallo. Salvo un capovolgimento della sentenza in appello o cassazione, i due imputati sconteranno per tutta la vita la responsabilità di aver concorso con ignoti nell’omicidio della 19enne Paula Burci, di aver contribuito a bruciarne il cadavere e a nascondere i resti carbonizzati sotto un tronco e delle frasche nella zona golenale di Zocca di Ro.

In prima fila, in piedi dietro al banco degli imputati, Sergio Benazzo è rimasto immobile fino alla lettura del verdetto. In aula c’erano anche i rappresentanti di carabinieri e squadra mobile di Ferrara, che seguirono le indagini coordinati dalla procura. Era il 21 marzo del 2008 quando un corpo carbonizzato venne ritrovato da alcuni ragazzi a spasso con i propri cani nella zona golenale di Zocca di Ro.

Ci vorrà del tempo prima di dare un nome e un volto a quelle spoglie. Il caso finì anche a “Chi l’ha visto?”. In trasmissione si presentò l’allora capo della Mobile Pietro Scroccarello, per lanciare un appello: chi riconoscesse dall’identikit fornito dalla polizia la ragazza si faccia vivo.

Ci vorranno tre anni di indagini prima di mettere le manette ai polsi ai sospettati numeri uno dell’omicidio. Le forse dell’ordine arrestano nella sua casa di Villadose di Rovigo Sergio Benazzo, idraulico di 36 anni. Gianina Pistroescu, rumena di 36 anni, viene raggiunta dall’ordine di esecuzione a Craiova, in Romania, dove è detenuta per una condanna a 5 anni per sfruttamento della prostituzione.

Il pubblico ministero Barbara Cavallo

Nel corso dell’inchiesta finiscono iscritti altri nomi nel registro degli indagati. Anche durante il dibattimento sono emerse le responsabilità di altre persone. Figure che potrebbero ricondurre a coloro che diedero l’ordine o parteciparono materialmente al massacro della ragazza. Le loro posizioni vennero archiviate per insufficienza di prove. Ma ora qualcosa potrebbe cambiare. Lo lascia intendere la pm Cavallo a margine della sentenza, soddisfatta dell’esito del processo, perché “non è stato facile rompere il muro di omertà che faceva da contorno alla vicenda, condito dai tanti ‘non ricordo’ dei testimoni. Ora, forti di questo pronunciamento, possiamo iniziare la seconda inchiesta”. Quella volta a dare un nome agli “ignoti” del capo di imputazione che hanno concorso nell’omicidio.

Dalla sentenza arriva anche il riconoscimento della provvisionale di 30mila euro per i genitori e i tre fratelli di Paula, rimasti in Romania e assistiti in giudizio dall’avvocato Paolo Palleschi del foro di Roma (sostituito in alcune fasi dal collega di Ferrara Alessandro Gabellone. “Era un incognita la sentenza – ammette -; eravamo di fronte a un processo indiziario, ma la straordinaria attività investigativa e probatoria del pubblico ministero ha convinto i giudici”.

Chi attenderà i 90 gironi per il deposito delle motivazioni per fare sicuramente appello è la difesa. Non lo  dice chiaramente ma lo fa capire l’avvocato della Pistroescu, Rocco Marsiglia, secondo il quale “la mole indiziaria era pesante, ma abbiamo confutato indizio per indizio. In questo processo non ci potevano essere mezze misure: o assoluzione o ergastolo. Vedremo le argomentazioni dei giudici se ci sapranno soddisfare”. Per la difesa Benazzo parla invece Francesca Martinolli, che proprio in mattinata aveva esposto la sua arringa: “abbiamo fornito 18 prove scientifiche che escludono sia la responsabilità del mio assistito nell’omicidio, sia la presenza della Burci nella locanda Valmolin (secondo l’accusa Paula venne venduta per estinguere dei debiti e iniziò a prostituirsi in quell’albergo in provincia di Rovigo, ndr), sia che l’aggressione sia avvenuta nella casa di Benazzo. Vedremo se i giudici di secondo grado ne sapranno tener conto”.

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