di Matteo Rubbini
Argenta. Sette giorni a Kobane, nel Kurdistan siriano, dove gli uomini del Pkk, la resistenza curda, lottano ogni giorno contro l’avanzata dello Stato Islamico combattendo per la propria libertà.
A raccontare tutto questo, con la voce di chi lì ci è stato, è stato Ivan “Grozny” Compasso che per l’occasione ha parlato del libro, tratto dalla sua esperienza, “Kobane dentro”, alle classi dell’Istituto Secondario di Argenta ed al pubblico presente.
Il libro di Grozny parla di quel dicembre del 2014, anno in cui è stato uno dei pochi giornalisti a riuscire ad introdursi a Kobane, documentando tutto con video, fotografie e la propria scrittura, un’esperienza durata una settimana in cui il giornalista padovano ha vissuto a strettissimo contatto con i guerriglieri curdi.
“Tutto quello che ho utilizzato per documentare la situazione di Kobane non è stato altro che il mio cellulare e una Gopro. Mi sono sempre poco fidato di quello che viene detto” – esordisce Grozny – “per quello sono partito, volevo vedere di persona, e farlo da freelance è bellissimo, senza alcun vincolo. I kurdi stanno facendo qualcosa di grande e fantastico che non si trova nei tg”.
Prima dell’esperienza in medioriente, Grozny, ha vissuto in prima linea i mondiali di calcio in Brasile guardando il tutto con occhi diversi, alieni a quelli degli spettatori accorsi da tutto il mondo: lo ha fatto dormendo per otto mesi nelle favelas, spostandosi di volta in volta in una diversa.
Il fascino per le minoranze lo ha diretto in Kurdistan dove “quelli che combattono sono persone normalissime, dai venti ai quarant’anni, non sono professionisti della guerra. Sono ragazzi prestati alla resistenza che fanno parte del Pkk, un’organizzazione che da anni si batte per i diritti dei kurdi e che prima o poi vinceranno la battaglia con l’Isis perchè loro hanno un sogno fatto di diritti umani.”.
Per un’ora e mezzo il giornalista freelance ha ‘stregato’ gli astanti con i suoi aneddoti e riferimenti tratti dalla propria esperienza, fino a quando il discorso ha inquadrato anche i nemici dei ‘combattenti per la libertà’:”Si dice spesso che i guerrieri del Califfato sono figli delle banlieu, ma l’80% degli affiliati sono figli della classe media. L’offerta del folle nazionalismo, proposto da Al Baghdadi, li ha irretiti. La religione è solamente una scusa per legittimare la violenza. Non è che un musulmano ci deve chiedere scusa per l’Isis, come un cristiano non lo fa dopo un’uccisione. Diffidate dalle risposte, non c’è una risposta semplice”.
In chiusura, Grozny, si è concesso alle domande dei numerosi ragazzi dell’Istituto Argentano.
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