Cronaca
8 Ottobre 2015
La stagione coreutica del Comunale ha aperto con la compagnia simbolo della danza brasiliana

A Ferrara la famiglia di Grupo Corpo

di Redazione | 3 min

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(immagini di archivio di José Luiz Pederneiras)

(immagini di archivio di José Luiz Pederneiras)

di Federica Pezzoli

La stagione di danza della Fondazione Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara riparte dai ritmi del Brasile e da Grupo Corpo, storica compagnia che rappresenta un’eccellenza dell’arte coreutica sudamericana. Per Grupo Corpo mercoledì sera è stata la prima volta a Ferrara e la città estense è stata la prima tappa della tournée europea che la compagnia regala e si regala per il proprio quarantennale.

Una selva di cavi di metallo grigi delimita lo spazio d’azione dei movimenti ipnotici dei ballerini e, ad amplificare ancora di più l’effetto ottico geometrico di una danza che scorre sul palco ci sono le loro tute bianche e nere. È “Triz”, la coreografia creata nel 2013 da Rodrigo Pederneiras, alla guida dell’ensemble sin dalla sua fondazione nel 1975 a Belo Horizonte. Lo sguardo del pubblico è rapito dal grado di sintonia con il quale i danzatori interpretano i ritmi di Lenine, un mix di pop internazionale e musiche dal nord est del Brasile. I gruppi si muovono come un sol uomo, tutto è unitario, chiaro, lineare, nessuna incertezza. Improvvisamente, un duo, un trio: il ritmo rallenta, una calma intrigante invade gli spettatori, si riprende fiato. E poi si ricomincia. “Triz” è una fluente alternanza, bianco e nero, ordine e disordine, fra i rami di acciaio, continui cambi di fronte e di direzione, in un crescendo di tensione con picchi in cui le gambe, le braccia, i corpi interi guizzano in perfetta simbiosi con il ritmo della musica.

Il colore scoppia in “Parabelo” del 1997, il lavoro più “brasiliano” di Grupo Corpo, la cui trama musicale è intessuta con i ritmi cangianti tipici del Brasile e la musica ispirata ai canti devozionali e di lavoro. L’energia, se possibile, è ancora maggiore che in “Triz” e se là a dominare era la forza del gesto, qui è l’allegria liberatoria a guidare i movimenti dei ballerini. “Parabelo” evoca “una regione del Brasile molto calda e molto povera, dove tirare avanti è davvero dura. E tuttavia l’arte e la danza di quella regione sono pieni di vita, di colore, di gioia”, spiega Rodrigo Pederneiras nell’incontro con il pubblico al termine dello spettacolo.

“Triz” e “Parabelo” non sarebbero gli stessi però senza le luci di Paolo Pederneiras, fratello di Rodrigo, che esaltano le suggestioni coreografiche rendendole immediatamente leggibili. Sì perché Grupo Corpo non è una semplice compagnia, come ha spiegato il coreografo, è “la famiglia Grupo Corpo”, i Pederneiras – 3 fratelli e una sorella – e la compagnia. Anche da qui forse deriva la coralità delle due coreografie viste a Ferrara.

Grupo Corpo è ritmo e qualità formale, “danza-danza” l’ha giustamente definita la giornalista Elisa Guzzo Vaccarino, danza astratta e calore sudamericano, quella “brasilian way to do things”, come l’ha definita Rodrigo Pederneiras nell’incontro.

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