Cronaca
22 Gennaio 2015
Archiviata l'indagine per le presunte mazzette 'girate' al Pd. Ricci: "Abbandonato dal mio partito? No comment"

Concussione in Acer, cadono le accuse per Ivan Ricci

di Ruggero Veronese | 4 min

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unnamed (1)“Mi sono ritrovato da un giorno all’altro sulle prime pagine dei giornali, descritto come il vertice di un grave sistema corruttivo. Ora l’incubo è finito”. Ivan Ricci si presenta alla stampa con il proprio legale Fabio Anselmo per mostrare la copia del decreto di archiviazione, firmato dal pm Patrizia Castaldini e dal procuratore capo Bruno Cherchi, che lo esclude definitivamente dall’inchiesta “Acer bis”. Un’inchiesta nata alla fine del 2013 in seguito allo scandalo sollevato dalle rivelazioni dell’imprenditore edile Filippo Dianti, che dopo un controllo fiscale a suo carico da parte della guardia di finanza rivelò come in una ventina di occasioni – dal 2007 al 2012 – fu costretto a consegnare mazzette ai tre (ormai ex) funzionari Acer Ruggero Sinigaglia, Luca Rivelli e Salvatore Di Salvatore per non vedersi ostacolare l’iter burocratico dei cantieri.

Un caso che fece parecchio rumore non solo per le prove schiaccianti raccolte dalle fiamme gialle – come i filmati che documentano accordi e scambi di tangenti nella sede Acer o il ritrovamento di tre lingotti d’oro nell’abitazione e in una cassetta di sicurezza di Sinigaglia -, ma anche per le implicazioni politiche che ne derivarono. Fu lo stesso Sinigaglia, durante l’interrogatorio in procura, a parlare anche di un coinvolgimento di Ricci nel sistema corruttivo, affermando che, come è sintetizzato nella richiesta di archiviazione datata 13 ottobre, “tra il 2007 e il 2010 Acer affidava varie consulenze esterne allo studio Efaistos di Modena” e che “aveva saputo da Dianti che i soldi incassati da Efaistos venivano consegnati da quest’ultima ditta a Ricci, presidente di Acer fino al 2012, e da questi consegnati al suo partito (il Pd,  ndr)”. Accuse definitivamente archiviate alla conclusione delle indagini, dalle quali “non sono emersi elementi a sostegno dell’accusa”. Infatti secondo i magistrati Cherchi e Castaldini non solo “Dianti ha negato di essere a conoscenza diretta di tale circostanza, affermando che nell’ambito degli uffici Acer circolavano tali voci ma che si trattava di pettegolezzi”, ma alla ditta Efaistos “venivano conferite consulenze esterne numericamente in linea con le altre ditte: due nel 2007 su un totale di 19, una nel 2008 su un totale di nove, sette nel 2009 su un totale di 25, una nel 2010 su un totale di 36”.

Archiviata definitivamente anche la seconda ipotesi di reato, relativa alla omessa denuncia in procura da parte di Ricci dopo i suoi colloqui con Dianti. In questo caso, secondo i pm, “ben difficilmente l’accusa potrebbe essere sostenuta in dibattimento in quanto la condotta di Ricci si sarebbe sostanziata nel non credere alle accuse avanzate da Dianti […], anche se si trattava di accuse sicuramente credibili […] poichè logiche, coerenti, reiterate e prive di contraddizioni e riscontrate anche oggettivamente dalle registrazioni effettuate da Dianti nonché dalle intercettazioni disposte in sede di indagine”.

Ricci non nasconde ora l’amarezza per essere stato coinvolto per oltre un anno e mezza nella vicenda, anche attraverso articoli sui quotidiani locali, in seguito ad accuse rivelatesi infondate e proprio mentre si trovava costretto ad affrontare gravi problemi di salute. Così come non nasconde il pensiero che i ‘pettegolezzi’ all’interno dell’Acer possano essere stati diffusi da qualche nemico interno: “Durante il mio mandato ho ribaltato l’Acer come un calzino – afferma Ricci -, cosa che a qualcuno non ha fatto piacere. Ma non ho mai ricevuto un euro e nemmeno un euro è stato versato nelle casse del Pd“. La domanda sorge spontanea: basterà l’archiviazione per riparare il torto subito o l’ex presidente Acer potrebbe passare al contrattacco, querelando per calunnia o diffamazione i suoi accusatori? L’avvocato Anselmo prende tempo: “È una possibilità, ma dovrà essere il mio cliente a valutarla. Per adesso ci siamo concentrati sull’archiviazione di questa indagine”.

Chi a questo proposito aveva aperto più di una possibilità era il segretario provinciale del Pd Paolo Calvano, che nel dicembre 2013 dichiarò: “Sul coinvolgimento “per sentito dire” del Pd nella vicenda Acer, comunico a tutti gli iscritti, militanti ed elettori che sono pronte le querele per chi ci chiama indebitamente in causa. Difenderemo, se ce ne fosse bisogno, la nostra onorabilità con tutti gli strumenti legali e politici a nostra disposizione”. Fu una delle uniche prese di posizione del partito nella vicenda, ma non fu seguita dalle querele annunciate. Come ha vissuto Ricci l’atteggiamento del suo partito? L’ex presidente Acer lascia intendere il suo pensiero con un secco “No comment” seguito da una battuta: “Amareggiato io? No, sono troppo vecchio per queste cose”. Calvano dal canto suo, contattato da Estense.com, afferma che il Pd non valuterà azioni legali di rivalsa per le accuse ricevute: “La migliore risposta che potevamo ricevere è questa archiviazione – afferma Calvano -. Sono molto rammaricato per quello che ha dovuto subire Ivan Ricci durante questa vicenda, credo che la decisione del giudice renda giustizia alla sua persona”.

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