Cronaca
30 Ottobre 2013
Sinigaglia e Rivelli condannati dal gup in patteggiamento, mentre Di Salvatore punterà all'assoluzione in giudizio

Concussione in Acer, due condanne. Sequestrati anche i lingotti d’oro

di Ruggero Veronese | 3 min

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admin-ajax (21)Due condanne in udienza preliminare e tre rinvii a giudizio. È questo il bilancio parziale del processo per gli episodi concussione all’interno degli uffici ferraresi di Acer, che vedeva alla sbarra gli ex funzionari Acer Ruggero Sinigaglia, Luca Rivelli, Salvatore di Salvatore e due piccoli artigiani accusati di corruzione, Marcel Danu e Melazim Albrahimi. A patteggiare la pena sono stati Sinigaglia e Rivelli (rispettivamente 3 anni e 2 mesi e e 3 anni), che avevano già risarcito spontaneamente rispettivamente con 18 mila e 3 mila euro Filippo Dianti, l’imprenditore che per primo denunciò i ricatti a cui era sottoposto.

L’indagine coordinata dalla pm Patrizia Castaldini del resto era arrivata nelle aule del tribunale accompagnata da prove pesanti. Acquisite dalla guardia di finanza grazie all’aiuto di Dianti (poi costituitosi parte civile), inquadrato con telecamere nascoste mentre entrava negli uffici Acer per consegnare denaro ai funzionari, per non vedere le proprie pratiche edilizie intralciate pretestuosamente. L’imprenditore era finito sotto la lente d’ingrandimento delle fiamme gialle durante un controllo fiscale del 2011 nel quale erano emerse irregolarità contabili. A quel punto Dianti fornì alcune dichiarazioni spontanee, che trovarono riscontro nelle successive indagini, affermando di essere stato costretto fin dal 2007 a consegnare denaro agli (ormai ex) funzionari Acer.

L’imprenditore nel 2007 ha versato una prima mazzetta da 13mila euro, quindi in altre 15-20 occasioni, fino al settembre 2012, altre somme da 1.000 a 1.500 euro. Un paio di volte ha cercato di opporsi al “sistema”, sospendendo i pagamenti, anche per difficoltà economiche, e trovando ogni volta un funzionario pronto a ostacolare l’attività con contestazione dei lavori, oppure prospettando un mancato riconoscimento di somme in contabilità sui lavori stessi, costringendolo di fatto a riprendere i versamenti delle mazzette. Fatti confermati dalla sentenza odierna, con cui il gup Silvia Marini ha disposto anche pesanti pene pecuniarie per i due imputati. Al risarcimento del danno provocato all’azienda (18 mila euro per Rivelli, 30 mila per Sinigaglia) si accompagna infatti anche il sequestro di tutto il contante e di tre lingotti d’oro, rinvenuti a casa di Sinigaglia e in una cassetta di sicurezza di un istituto di credito durante la perquisizione effettuata dalla guardia di finanza.

L’udienza odierna chiude la prima fase del processo, che continuerà ora davanti al giudice di primo grado. Sinigaglia e Rivelli escono dal procedimento con uno sconto di pena, grazie al rito premiale del patteggiamento, mentre Di Salvatore e il suo avvocato difensore Fabio Anselmo punteranno alla piena assoluzione attraverso il rito ordinario, che prenderà il via il 20 febbraio. Durante le indagini il dipendente Acer dichiarò spontaneamente agli inquirenti di aver incassato in due occasioni somme di danaro da Dianti (con cui, secondo la difesa, sarebbe stato legato da uno stretto rapporto di amicizia), ma per motivi totalmente diversi da quelli contestati dalla procura. Con lui saranno presenti anche Marcel Danu e Melazim Albrahimi, piccoli artigiani che avrebbero consegnato cifre di danaro ai funzionari e i cui nomi sono emersi durante gli interrogatori ai primi imputati.

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